Cosimo Errico, il professore 58enne originario di Lecce, insegnante al Natta di Bergamo, è morto colpito da dieci coltellate, di cui quella alla gola fatale. LA ricostruzione è stata fatta durante le quattro ore nelle quali il periti medico-legale, dr.ssa Yao Chen dell’Università di Pavia, ha svolto l’autopsia al papa Giovanni di Bergamo (Foto: Corriere Bergamo).
Prima la Tac e poi l’autopsia hanno permesso di rilevare dieci ferite inferte con uno strumento a lama liscia compatibile con un coltello da cucina non molto lungo. Arma che non è ancora stata trovata: il colonnello Paolo Storoni che coordina le indagini ha richiamato cinquanta carabinieri dalle stazioni di tutta la provincia (forestali compresi) e ha fatto perlustrare boschi e campi intorno alla cascina del delitto, a Entratico, senza però trovare niente. L’esame autoptico indicherebbe che Errico sia stato aggredito alle spalle quando era voltato di tre quarti rispetto al suo aggressore e che dopo i primi colpi si sia girato per difendersi (il che spiega le ferite a mani e braccia) e infine sia stato ucciso dalla coltellata alla gola che ha reciso la vena giugulare. La conseguente emorragia ha causato la morte per soffocamento. L’autopsia non ha permesso però di accertare l’ora della morte. L’assassino, che probabilmente conosceva il professore, ha appiccato il fuoco al corpo della vittima alterandone così la temperatura. Non è quindi stato possibile stabilire da quanto fosse avvenuto il decesso al momento del ritrovamento. L’aggressore è stato uno solo ma non è detto che non avesse almeno un complice. Ma è difficile capire quali possano essere le loro impronte fra le tante rilevate nello sporco che ricopre il pavimento della cascina, e del resto la stessa mattina del delitto c’era stata la visita di una scolaresca milanese. La cascina non aveva telecamere né impianti di sicurezza, non aveva nemmeno una serratura. In queste ore gli inquirenti hanno ascoltato 25 persone, tra ex dipendenti, gente del paese e vicini. Molti hanno raccontato dei problemi legati alla musica a tutto volume delle feste che venivano organizzate nella cascina: ma la pista principale resta quella legata ai rapporti tra Errico e gli immigrati che lavoravano nella cascina e nella vasta tenuta che va anche oltre i vicini confini di Luzzana e Borgo di Terzo. Il professore li pagava in nero 10 euro l’ora, compenso ritenuto non compatibile con il duro lavoro agricolo. Sembra che nei confronti dei lavoratori ci fosse un comportamento sprezzante e arrogante, tanto che uno di loro lo avrebbe rimbeccato: «Non ci tratteresti così se fossimo bianchi». Anche se c’è da dire che si scontravano con il carattere del professore anche coloro che usavano la vicina pista ciclabile: «Non voleva che passassero, si considerava il padrone della collina», dicono gli inquirenti. Per ora un dato solo è certo: chi ha sferrato quelle dieci coltellate era mosso da una rabbia feroce che non lo ha fermato fino a quando non ha visto il professore cadere a terra.