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Lo stato di salute dell’aria in Provincia di Bergamo

La rete di monitoraggio dell’inquinamento atmosferico della provincia di Bergamo è costituita da 19 stazioni in grado di monitorare gli inquinanti atmosferici “classici” (SO2, NO2, PTS, PM10, CO, O3) e i principali parametri meteorologici.

Sono comprese 2 stazioni di tipo A (finalizzate alla misura di tutti gli inquinanti primari e secondari e dei parametri metereologici), 4 di tipo B (situate in zone ad elevate densità abitativa), 4 di tipo C (situate in zone ad elevato traffico per la misura degli inquinanti emessi direttamente dal traffico autoveicolare) e nessuna stazione di tipo D (finalizzate alla misura degli inquinanti fotochimici).

Il 2019 è stato un anno importante per Bergamo. Infatti, per la prima volta la città è rientrata nei parametri europei. Osservando la classifica per capoluoghi in Lombardia, Milano, con Cremona e Pavia, seguite da Brescia, Mantova e Lodi sono le città con l’aria peggiore. Va comunque sottolineato come nessun capoluogo superi la soglia legale europea per il parametro della media annua di polveri sottili. In Italia e in Europa il valore massimo per la media annuale di PM10 (μg/m3) è 40. In posizione intermedia, ma in netto miglioramento, si trovano Monza, Bergamo, Como e Varese.

Le cose si complicano quando si valutano i fenomeni di inquinamento acuto. Il valore massimo giornaliero di PM10 (μg/m3) in Italia e in Europa è di 50. Il numero limite di giorni in cui è “possibile” superare questo dato senza andare in allarme è 35, e in Lombardia le uniche città dentro i parametri sono Lecco, Sondrio, Como e, per la prima volta, Bergamo. Va comunque detto che anche nel resto della Lombardia le giornate di aria irrespirabile sono in calo. Tutto questo tenendo come riferimento il 2019.

PROVINCIA. Le cose migliorano a Bergamo, dunque. E in provincia? Facciamo qualche passo indietro fino ad inizio secolo. Secondo un documento dell’Arpa Lombardia, il nuovo millennio cominciò in maniera positiva. La situazione emersa nel 2001 in Provincia di Bergamo mise in luce la tendenza ad un ridimensionamento dell’importanza di alcuni degli inquinanti tradizionali (SO2 e CO), ma anche la manifestazione di problematiche nuove connesse a inquinanti significativi per i loro potenziali effetti sulla salute. La situazione più preoccupante fu quella del PM10: in tutte le stazioni della provincia si rilevarono un numero di giorni di superamento del limite compreso tra 60 e 100.

Con il tempo, come dimostra il grafico, uno dei dati più preoccupanti nel 2001, ovvero i parametri della media annua e giornaliera di PM10 (μg/m3), è gradualmente migliorato sino a rientrare nei limiti europei. L’importanza della determinazione degli inquinanti atmosferici è conseguente all’influenza che tali sostanze hanno sulla salute degli esseri viventi e sull’ambiente in generale.

Secondo dati più recenti – pubblicati da un bollettino diffuso dall’Arpa riguardanti la giornata del 5 gennaio – gli agenti inquinanti si sono ulteriormente abbassati in tutta Bergamo e provincia. In città le due centraline hanno rilevato un livello di PM10 pari a 21, dato nettamente inferiore a quanto registrato soltanto qualche giorno prima quando le polveri avevano toccato quota 49 per la centralina in via Meucci e 37 per quella in via Garibaldi (dati comunque entro i limiti). I progressi fatti in questo periodo sono in linea con quelli che l’Italia ha compiuto negli ultimi 40 anni, come dimostrato da uno studio dell’Università Statale di Milano e del Consiglio Nazionale delle ricerche (Cnr): basti pensare che la frequenza dei giorni con visibilità sopra i 10 o 20 km è più che raddoppiata.

Progressi che si scontrano, però, con un 2020 iniziato con una nuova e diffusa emergenza smog nel Nord Italia, che pare destinata a durare a lungo. Insomma, il trend per gli inquinanti è positivo in provincia di Bergamo, ma ci sono delle differenze a seconda dell’area di rilevamento.

A cura di: Francesco Moretti

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