Elena Corsini, madre di Massimiliano Cavalleri, il colognese finito al centro delle indagini per il suo arruolamento sul fronte filo sovietico nel conflitto armato che sta lacerando da anni il Donbass, regione orientale dell’Ucraina, difende il figlio di fronte all’opinione pubblica ed agli attacchi della stampa definendolo “un combattente per le sue idee”.
Sul bresciano di 42 anni pende un mandato di cattura internazionale, emanato nei giorni scorsi dalla procura di Genova, in seguito ad un’indagine su un’organizzazione neofascista che assoldava mercenari per unirsi ai miliziani separatisti dell’Ucraina Orientale, quelli filo-Putin, per intenderci. Massimiliano Cavalleri, detto «Spartaco», faceva il carpentiere, cercava come molti un lavoro qualsiasi in un periodo di crisi. Apertamente filofascista, non aveva mai nascosto la sua passione per le armi, per l’esercito e la patria. Parlava spesso della sua «naja» nei para’ della Folgore e poi della ferma volontaria negli alpini. Quando è ritornato nel Bresciano, a Cologne, però il lavoro in cantiere non è mai decollato. Da qui la scelta improvvisa di partire per fare la guerra, lasciare tutto per andare a combattere in un esercito non riconosciuto. Spartaco è così partito per l’Ucraina. Secondo la madre, Massimiliano avrebbe fatto tutto da solo, via internet: da tempo voleva ritornare nell’esercito, ma in Italia non l’hanno accettato per raggiunti limiti d’età. A maggio, quando la madre è andata a trovarlo in Donbass, Massimiliano stava bene e aiutava anche i bambini e la popolazione. Anche riguardo alle accuse contestate dalla Procura di Genova contro il gruppo di mercenari, Elena Corsini sta al fianco del figlio: «È una bolla di sapone. È una questione politica. Massimiliano non è in quella terra per i soldi, ma perché crede in quello che fa. Lui dice che qua in Italia stava male con il Governo che c’era, secondo lui l’Europa è ingiusta. È partito per questo». A Cologne lo stupore è generale per le notizie su Massimiliano, un ragazzo apparentemente come tanti, passato dalle partite a carte al bar ai fucili ed i mitra in terra straniera. Armi che ostenta con sicurezza sul suo profilo Facebook, che alimenta anche dopo quel mandato di cattura che lo rende ricercato in tutta Europa. L’ultimo contatto è di giovedì alle 7 e qualcuno commenta in Ucraino: «Siamo con te, le notizie italiane ci fanno ridere».