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Prevenzione in rosa

La prevenzione in rosa si propone di ridurre la mortalità di 2 tumori della donna: il tumore della mammella e il tumore del collo dell’utero. Il tumore della mammella nel 2019 ha colpito circa 53.000 donne in Italia, fortunatamente la mortalità è in calo: la sopravvivenza a 5 anni che spesso coincide con la guarigione, è pari al 91% nelle donne giovani (15-44 anni), 92% tra le 45-54enni, 91% tra le 55-64enni, 89% tra le 65-74 enni. Il tumore del collo dell’utero è più frequente nella fascia di età compresa tra i 35 e i 50 anni, con circa 3.500 nuovi casi/anno nel nostro paese. La principale causa responsabile è l’infezione da Papilloma Virus umano (HPV), in particolare di tipo 16 e 18 che si trasmette durante l’attività sessuale. Strumento cardine della prevenzione secondaria, il cui obiettivo è la diagnosi precoce, è lo screening. Screening è un anglicismo in medicina per indicare un programma di indagini diagnostiche praticate su una ampia classe di persone divise per categorie ( in base a sesso, età, fattori di rischio). Per quanto riguarda le patologie tumorali, attualmente i programmi di screening più importanti nella donna sono 2: il PAP test per la diagnosi precoce del tumore del collo dell’utero e la mammografia per la diagnosi precoce del tumore mammario. Il PAP test è così chiamato in quanto è la abbreviazione di Papanicolau, un medico Greco Americano che ideò questo esame citologico eseguito su cellule prelevate dal collo dell’utero, con una piccola spatola e con un tampone. Permette di diagnosticare un carcinoma in fase iniziale ma anche una alterazione cellulare, definita displasia, che precede la trasformazione delle cellule di rivestimento del collo dell’utero in cellule tumorali. Inoltre, associando l’HPV test si può isolare il DNA del papilloma virus, la cui presenza rappresenta il fattore di rischio più frequente e più importante per il tumore del collo dell’utero. Nel caso del tumore del collo dell’utero un importante intervento di prevenzione primaria, con l’intento di impedire l’insorgenza della malattia, ancor prima delle diagnosi precoce, è la vaccinazione anti papilloma virus che va praticata nelle giovani adolescenti. Lo screening del tumore della mammella si basa sulla mammografia. Tutte le donne di età compresa tra i 45e i 69 anni sono inserite nel programma di screening e vengono convocate dall’ATS per sottoporsi ad una mammografia ogni 2 anni, se compaiono delle alterazioni, si procede ad integrare con una ecografia mammaria e successivamente, se viene rilevato un nodulo sospetto, un agoaspirato ecoguidato con successivo esame citologico, per riconoscere eventuali cellule tumorali. Un esame come l’ecografia mammaria, che non è invasiva, in quanto non prevede l’utilizzo di radiazioni, andrebbe però iniziata in più giovane età, perché purtroppo non sono rari i casi di tumore mammario insorgente in donne d’età nettamente inferiore ai 45 anni. Nei casi in cui poi ci sia una familiarità per tumore mammario le indagini devono essere più ravvicinate. Anche l’autopalpazione mammaria ha un elevato significato preventivo. Va effettuata dopo il ciclo mestruale. Deve essere praticata con i polpastrelli delle dita e radialmente, procedendo cioè dalla periferia verso il capezzolo. Importante anche l’osservazione del capezzolo, in quanto una sua retrazione è un campanello d’allarme. Non è invece un campanello d’allarme il dolore suscitato dalla pressione. Un terzo programma di screening riguarda sia il sesso maschile che femminile e si basa sulla ricerca del sangue occulto nelle feci per la diagnosi precoce del carcinoma del colon-retto. Le ATS hanno già da tempo iniziato un importante programma di screening che riguarda tutti i soggetti di età compresa tra 50 e 69 anni.

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