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L’ansia ed il panico

L’ansia è un disturbo molto frequente in questo periodo in cui è ormai arrivata la “seconda ondata” della pandemia ed in cui quindi è stata dichiarata la “guerra al coronavirus”. Guerra che dobbiamo assolutamente combattere tutti con responsabilità e buon senso seguendo le regole che tutti ben conosciamo. Ma come spesso succede in guerra, gli effetti collaterali che in guerra vengono definiti danni collaterali possono essere addirittura peggiori dei danni provocati dal nemico che si sta combattendo, non solo dal punto di vista economico e sociale, ma anche e soprattutto dal punto di vista sanitario. Non dimentichiamoci infatti che il precedente isolamento domiciliare stretto ha portato a trascurare patologie gravi, come le patologie cardiovascolari e tumorali con conseguenze deleterie. Ma anche l’ansia ed il panico che continuano ad aleggiare nella popolazione hanno provocato e stanno ancora provocando gravi danni come la “sindrome della tana” di Kafkiana memoria, che si manifesta con la paura di tornare a vivere in modo normale, per una eccessiva paura del contagio. Questo spinge le persone più fragili a continuare l’isolamento domiciliare, con una conseguente mancanza di movimento ed esposizione alla luce solare che provocano scompensi metabolici e cardiovascolari. L’ansia è probabilmente il disturbo più frequentemente riferito dai pazienti nell’ambulatorio del medico di medicina generale. Tante sono le definizioni di ansia, forse la più appropriata è: “un sentimento aspecifico di agitazione e di timore reattivo ad una minaccia reale o immaginaria”. L’ansia spesso si accompagna anche a sintomi e segni quali: tachicardia, sudorazione profusa, tremori. Le persone che soffrono di ansia cronica divengono dei frequentatori degli ambulatori medici in quanto spesso si associano anche patologie psicosomatiche che possono coinvolgere tutti gli apparati. Uno degli apparati più frequentemente interessati è quello polmonare, con comparsa di difficoltà respiratoria (dispnea). La dispnea associata all’ansia assume però delle caratteristiche particolari, il paziente sente il bisogno di fare un respiro profondo e liberatorio, ma non riesce a farlo come vorrebbe. Potremmo definirla come fame d’aria. Un altro apparato interessato all’ansia è quello digerente. Il colon irritabile è una tipica patologia psicosomatica e si manifesta con dolori addominali crampiformi diffusi e con alternanza di diarrea e stitichezza. Anche l’apparato cardiocircolatorio viene interessato in quanto compaiono spesso dolori toracici recidivanti che associati alla tachicardia fanno temere al paziente di soffrire di problemi cardiaci. L’ansia episodica è una forma molto diffusa, che interessa praticamente tutti almeno una volta nella vita, e spesso è associata a fatti esterni negativi scatenanti. L’ansia cronica invece diventa una patologia che necessita di un intervento terapeutico in quanto limita l’efficienza sul lavoro e nella vita di tutti i giorni. Su uno sfondo di ansia cronica, si possono avere delle riacutizzazioni che si manifestano con veri e propri attacchi di panico. L’attacco di panico è caratterizzato da un’improvvisa paura di morire associata a sintomi intensi, difficoltà respiratoria, tachicardia, tremori, sudorazione profusa che spesso costringono il paziente a recarsi in un pronto soccorso. La terapia dell’ansia si basa sulla psicoterapia di tipo cognitivo – comportamentale, sulle tecniche di rilassamento come lo Yoga ed il training autogeno e quando necessario anche la terapia farmacologica. Tutte queste terapie possono e spesso devono anche essere associate. Per quanto riguarda la terapia farmacologica dell’ansia si distinguono farmaci per il trattamento acuto dell’ansia e farmaci per il trattamento cronico. Per il trattamento a breve termine dell’ansia si possono utilizzare le benzodiazepine. Sono farmaci molto efficaci nel contrastare le crisi d’ansia, ma non possono essere utilizzati per lunghi periodi perché possono dare assuefazione. La terapia dell’ansia cronica, associata o meno ad attacchi di panico, si basa invece sull’uso di farmaci serotoninergici, in grado cioè di aumentare la concentrazione di serotonina a livello cerebrale.

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