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“Polenta D’Autore” e i formaggi “Arlecchino” e “Tasso”

La montagna bergamasca è a rischio spopolamento ma ci sono ancora giovani che credono nelle potenzialità di queste aree. In particolare, nel settore agricolo, sono diverse le esperienze che vanno in questa direzione. Ragazzi che non solo hanno deciso di restare, ma hanno scelto di fare rete tra loro per rafforzare le proprie potenzialità imprenditoriali.

E’ la strada che hanno intrapreso Adriano Galizzi, 28 anni, ingegnere gestionale di Leffe, agricoltore di prima generazione “rapito” dalla coltivazione del Mais Spinato di Gandino e Nicolò Quarteroni, 28 anni, di Lenna impegnato nel famoso agriturismo di famiglia “Ferdy”. Il primo della Valle Seriana, il secondo della Valle Brembana, due realtà distinte che si sono ritrovate “a tavola” davanti a un piatto fumante di ”Polenta d’autore”, la ricetta gourmet che hanno realizzato insieme.

“Entrambi abbiamo alle spalle due attività consolidate – spiegano Adriano e Nicolò – ma questo non ci ha impedito di fare un ulteriore passo in avanti, di unire le nostre passioni per l’attività agricola e per la qualità delle produzioni, in modo da creare qualcosa di nuovo che potesse valorizzare ulteriormente il nostro territorio e le nostre aziende”.

Per realizzare il loro progetto sono partiti da due prodotti principe della tradizione gastronomica bergamasca: la farina di mais e il formaggio. Adriano ha fornito la farina di Spinato di Gandino e di Rostrato Rosso di Rovetta, mais antichi di nicchia che coltiva con metodo biologico in Valle Seriana, mentre Nicolò il “Formai del Ferdy Green”, il formaggio a pasta dura realizzato con latte di Bruna Alpina Originale”. E’ così che è nata una polenta taragna d’eccellenza, che è stata ribattezzata “Polenta d’Autore”.

“I due giovani produttori – sottolinea Coldiretti Bergamo – hanno investito sui concetti di qualità ed eccellenza e con questo progetto si sono posti l’obiettivo di dare nuovo valore aggiunto a prodotti tipici bergamaschi”.

Hanno deciso di unire le proprie peculiarità produttive di puntare sulla distintività e l’unicità anche due giovani allevatori della valle Brembana, Leonardo Belotti, 22 anni, allevatore di asini di Camerata Cornello e Fabio Bonzi, 35 anni, allevatore di capre di San Giovanni Bianco. Insieme a Maurizio Alcaini, allevatore di vacche di Dossena, hanno messo a frutto l’arte casearia che caratterizza la provincia di Bergamo, realizzando un formaggio con il latte delle tre tipologie di animali. È così che è nato il rarissimo “Arlecchino”, un prodotto dal sapore molto particolare e delicato. Il suo nome è legato alla varietà dei latti con cui è fatto che è paragonata alla varietà dei colori di Arlecchino, la cui casa, tra l’altro, è situata a Oneta, una frazione del comune brembano di San Giovanni Bianco. Leonardo e Fabio preparano anche un formaggio con il latte di asina e di capra che si chiama “Tasso” in onore del vicino borgo medioevale Cornello del Tasso dove si trovano i resti dell’abitazione legata alla famiglia di Torquato Tasso.

“Abbiamo pensato che lavorare insieme ci avrebbe dato la possibilità di realizzare prodotti unici nel loro genere – sostengono Leonardo e Fabio -; la quantità di formaggio che produciamo insieme non è moltissima, ma ci permette di farci conoscere e di raggiungere consumatori dal palato particolarmente esigente”.

Secondo Coldiretti Bergamo le nuove generazioni di agricoltori sono una risorsa importante per il futuro della montagna, non solo dal punto di vista ambientale ed economico ma anche sociale. “Grazie ai loro progetti – afferma – contribuiscono a fermare l’abbandono di questa aree creando nuove opportunità di crescita e sviluppo. Che in montagna ci siano diversi iniziative di agricoltura “young” è dimostrato anche dal fatto che su un totale di 149 domande per la misura “Incentivi per la costituzione di nuove aziende agricole da parte di giovani agricoltori” finanziate nella prima tranche dell’ultimo PSR che ha interessato gli anni 2016-2017, quelle di aziende che operano in montagna sono 127 (85%)”.

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