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Evaristo Baschenis, protagonista assoluto del panorama pittorico seicentesco, torna a Palazzo Creberg, in occasione del decennale delle attività espositive della Fondazione Credito Bergamasco.

Con la mostra “Baschenis – Ritorno a Palazzo” la Fondazione Credito Bergamasco celebra il decennale di attività espositiva prodotta direttamente dalla Fondazione, che nel 2006 organizzò una rassegna dedicata al pittore Evaristo Baschenis, considerato uno dei maggiori protagonisti della natura morta del suo tempo.
La mostra – curata da Angelo Piazzoli, segretario generale della Fondazione Credito Bergamasco, e da Simone Facchinetti, critico d’arte – si terrà a Palazzo Creberg dal 6 al 27 maggio. Quest’anno è stato presentato un progetto più ambizioso, che celebrerà in anticipo il 400° anniversario della nascita, nel 2017.
Questa volta infatti sono state radunate ben 18 opere dell’autore, tutte provenienti da collezioni private. Tra queste testimonianze figurative spicca il celeberrimo Trittico Agliardi, forse l’opera di Baschenis più monumentale, costituita da tre tele affiancate una all’altra, in cui il pittore si è autoritratto mentre suona la spinetta. “Il Trittico è un’opera eccezionale per la complessità dell’immagine e per la sua articolazione interna – spiega Simone Facchinetti, curatore della mostra insieme ad Angelo Piazzoli. Lo scopo principale è quello di meravigliare l’osservatore, stupirlo, impressionarlo, fargli credere che ciò che ha di fronte è veramente reale, non pura e semplice illusione.”
Figura anche un’opera inedita, mai riprodotta e mai esposta al pubblico prima d’ora. Si tratta del Cesto di mele, carciofo, asparagi, un piatto di ciliegie e un garofano bianco, appesa a fianco della celeberrima Cesta di mele (Collezione Poletti), considerata la più straordinaria natura morta di cucina di Baschenis.

Prosegue inoltre il programma dei Grandi restauri sostenuti e realizzati dalla Fondazione Credito Bergamasco: “Per le opere d’arte – spiega Angelo Piazzoli, curatore del progetto – il restauro è un intervento necessario, spesso vitale. Questo è il motivo principale che da tempo ci induce a sostenere un’articolata campagna di restauri, finalizzata alla salvaguardia di un patrimonio comune che riteniamo di valore identitario, come attestato dagli interventi su circa trenta capolavori realizzati direttamente a Palazzo Creberg”.