Straordinaria, meravilgiosa e breve fioritura dei magigociondoli suile pendici del Guglielmo, a quota 1.400-1.600 metri, da Passabocche al Medelet: un’avventura degli occhi e della botanica di questi giorni (Foto: Beppe Quetti).
Il maggiociondolo (Laburnum anagyroides) è un piccolo albero caducifoglio (alto dai 4 ai 6 metri), appartenente alla famiglia delle Fabacee. Ha portamento arbustivo, la corteccia è liscia, con rami espansi verdi scuri e ramoscelli penduli e pubescenti. Le foglie, composte da tre foglioline, hanno un lungo picciolo, glabre superiormente e pelose inferiormente. I fiori sono di colore giallo oro, molto profumati, sono raggruppati in lunghi racemi penduli (fino a 25 cm) e fioriscono tipicamente in maggio. I frutti sono legumi dai numerosi semi neri contenenti cistina, estremamente velenosi per l’uomo, ma anche per capre e cavalli, specie se immaturi. Alcuni animali selvatici tuttavia (come lepri, conigli e cervi) se ne possono cibare senza problemi, e per questo in alcune regioni è ritenuta una pianta magica. Il legno è duro e pesante, di colore giallo/bruno, ottimo per pali, lavori al tornio e come combustibile. In passato – ma anche oggi nelle rievocazioni storiche – era utilizzato come ottimo legno per la costruzione degli archi. L’albero è noto anche come falso ebano (o avorniello) in quanto il legno di esemplari molto vecchi poteva essere usato in sostituzione dell’ ebano