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“La linea del tempo”: la personale di Patrizia Bonardi

Anche il Comune di Parre prende parte a “Nemmeno con un fiore”, la rassegna organizzata dai musei aderenti al Circuito Mus.E.O., in occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne. E lo fa con l’inaugurazione della personale “La linea del tempo” dell’artista visiva Patrizia Bonardi – del centro di ricerca indipendente BACS Between Contemporary Art and Sociology – all’Antiquarium in Piazza S. Rocco.

“Si leggono fin troppo spesso nei media nazionali episodi di violenza contro le donne – dice Omar Rodigari, assessore alla Cultura del Comune di Parre -: in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne ci siamo sentiti in dovere di sensibilizzare la cittadinanza su questo tema”.
“Abbiamo scelto di far esporre una donna – spiega Annalisa Bonassi, conservatrice Parra Oppidum degli Orobi – perché il campo dell’arte contemporanea è ancora molto maschile. E’ giusto dar spazio alle voci femminili che faticano ad emergere in questo settore. Si tratta di un evento importante in quanto frutto di una collaborazione tra più soggetti promotori. Inoltre è un evento interdisciplinare, che unisce l’arte all’archeologia, mettendole in dialogo. “La line del tempo”, il titolo della personale dell’artista, riprende il concetto di Storia che si respira anche in Antiquarium”.
Si intitola “Quasar” l’opera – di due metri e mezzo, in legno e bende intinte nella cera d’api – che troverà spazio tra i reperti archeologici e potrà essere ammirata dai visitatori del museo parrese.
“Quasar entra nell’Antiquarium per raccontarci la storia delle donne che hanno vissuto lungo la linea del tempo – racconta l’artista Patrizia Bonardi -. Il quasar a livello astrofisico si caratterizza per la sua capacità di inghiottire all’interno di un buco nero la luce. Possiamo immaginare che i quasar abbiano inghiottito la luce che si è posata sulla storia stessa di tutta l’umanità. Pensiamo invece che il mio Quasar sia l’unico capace di invertire il processo: invece di assorbire distruggendo, sarà capace di restituirci i segni di ciò di cui si è nutrito per millenni. In questo modo dipanerà la sua storia, incontrando le donne che nell’età del Bronzo e del Ferro abitavano l’altipiano di Parre. Vedrà queste donne nella loro quotidianità fatta di durezza, coraggio e caparbietà. Si avvicinerà a quelle che hanno subito violenza da uomini incapaci di rispetto. Le ascolterà nelle loro storie di rinascita e si preparerà a danzare con loro con un movimento vorticoso. Quasar è fatto di bende intinte nella cera d’api, e qui all’Oppidum ogni sua benda è per ciascuna di queste donne. Le mie mani d’artista hanno trovato la cera liquida curando la ferita, il trauma che portiamo in noi stessi e che ci ricorda il trauma di tutti quelli che sono stati prima di noi e che dopo di noi verranno”.
L’opera rimarrà esposta fino al 30 dicembre.

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