Secondo Renzo Gaffurini, tecnico della società che realizzò la croce (la Moretti Interholz) ha riferito che se una scossalina di rame fosse stata fissata sull’estradosso della croce del Cristo voluto da Enrico Job per la visita di Giovanni Paolo II a Brescia del settembre ’98 e installato al dosso dell’Androla nel 2005 ilo grande manufatto sarebbe stato meno esposto alle intemperie e al rischio di crollo.
La convinzione del tecnico è emersa ieri nel corso del processo per l’omicidio colposo di Marco Gusmini il 21enne di Lovere morto il 24 aprile del 2014, che si sta celebrando in Tribunale a carico del presidente dell’associazione culturale «Croce del Papa» Marco Maffessoli e di alcuni dei suoi componenti e il direttore dei lavori Renato Zanoni. Davanti al giudice Riccardo Moreschi e alla pm Caty Bressanelli ieri anche Giuseppe Sbaraini, scenografo che all’epoca collaborava con l’artista ideatore dell’opera e ha raccontato che fu l’artista in persona a chiedere che l’impermeabilizzazione della croce fosse fatta con la catramina. «La preferiva per la sua resa estetica ricreava una texture materica più espressiva artisticamente. Non era d’accordo sulla scossalina e lo aveva detto in alcuni incontri al Museo Diocesano con l’allora vescovo Vigilio Mario Olmi e mons. Ivo Panteghini, che invece non erano convinti della croce nera. In aula anche il geometra Pierangelo Delaidelli, inizialmente indagato per la morte di Marco Gusmini, poi archiviato e ieri sul banco dei testimoni per riferire delle fasi del trasporto e dell’installazione della croce al Dosso dell’Androla a Cevo. Nel 2005, quando la croce venne sabbiata prima di montarla non vennero notati segnali di ammaloramento del legno, altrimenti sarebbero stati segnalati. Criticità per Delaidelli, vennero alla luce qualche anno dopo e durante un’escursione al dosso dell’Androla – ha spiegato il geometra – si era reso conto che la croce non era in buono stato di manutenzione. Così avvisò in Comune e fece avere il manuale di manutenzione. Nel 2013 poi fu contattato per darle un’occhiata. Quando si trattò di procedere fecero sapere che avevano già provveduto e quindi la sua fu solo una visita di cortesia. Poi vi fu la visita nella primavera del 2014; a tragedia consumata e il geometra ha riferito di avere visto dell’acqua nella cripta ai piedi della croce: trattandosi di un locale sigillato e impermeabile agli agenti atmosferici, non poteva che essere arrivata filtrando attraverso il legno. Il processo è stato poi aggiornato.