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Indagini a tappeto sugli omicidi di Flero e Vobarno

Interrogato nella giornata di venerdì 6 aprile il carpentiere 56enne di Castelmella, amico di Cosimo Balsamo, morto suicida dopo aver ucciso due persone a Flero e Vobarno mercoledì 4 aprile: l’uomo è iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di concorso in duplice omicidio per aver accompagnato in auto Balsamo alla SGA di Flero dove è avvenuto il primo delitto.

Il magistrato Erica Battaglia che ha raccolto la testimonianza dell’indagato deve valutare le varie versioni: quella dei testimoni dei fatti di Flero che avevano detto che Balsamo, al quel non era stato aperto il cancello della SGA, lo avrebbe scavalcato; l’altra versione, quella dell’amico che lo ha accompagnato in macchina, che avrebbe detto di aver visto aprire senza problemi il cancello dopo che lo aveva condotto sul posto dove Balsamo avrebbe suonato il campanello. Si tratta anche di stabilire da dove provengano le armi usate dal killer. Si parla di una pistola Mauser calibro 7.63, una semiautomatica calibro 7.65 e un fucile a pompa calibro 12 a pallini. Saranno quindi eseguite le indagini balistiche per capire se abbiano già sparato e se anche il carpentiere indagato sia coinvolto. Di certo, è da verificare anche dove Balsamo avesse le armi per compiere la vendetta. Il fabbro di Castel Mella ha rivelato di non aver visto nulla tra le mani del 62enne quando lo ha accompagnato a Flero ed è anche escluso che le tenesse nella casa di Roncadelle, tra l’altro confiscata e quindi sotto i riflettori. Forse l’autore della strage le aveva messe in un capannone di sua proprietà vicino all’azienda di Flero dove è partito il dramm

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