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Il pm ricorre contro la scarcerazione dei Sallaku

Il GIP Alessandra Di Fazio ha convalidato gli arresti di numerose persone coinvolte nell’operazione “Reticolo” che ha permesso di sgominare un’organizzazione costruita per lo spaccio di chili di droga tra il Sebino e la Valle Camonica. Tra questi figurano due dei 5 fratelli Salaku: Saimir e Taulant (altri tre Sallaku, tra cui il patron del Darfo Calcio Gezim, sono stati rimessi subito in libertà).

I due Ssllaku rimasti in carcere sono accusati di associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico. Quattro gli episodi contestati a Saimir, che tra maggio e agosto avrebbe piazzato per diverse volte un chilo di droga, mentre il fratello Taulant deve rispondere di concorso nello spaccio che gli inquirenti hanno registrato lo scorso 24 luglio. I due fratelli resteranno dunque a Canton Mombello da dove invece giovedì erano usciti il fratello Gezim presidente del Darfo calcio e gli altri due fratelli Gazmir e Isuf che erano accusati di detenzione illegale di arma da fuoco per le tre pistole trovate nel box della villa di famiglia a Sale Marasino. Il pm Paolo Savio ha subito impugnato l’ordinanza di scarcerazione firmata dal gip Alessandra Di Fazio e presenterà ricorso in appello. L’indagine della Procura non si ferma e al vaglio degli inquirenti ci sono i rapporti della famiglia Sallaku con il mondo dello spaccio anche se uscendo dal carcere Gezim ha subito dichiarato che «Non aveva mai fatto soldi con la droga. Ha avuto problemi con la giustizia per reati fiscali, ma la droga no». Agli atti dell’inchiesta sono finite riprese e telefonate dei fratelli Sallaku con immagini del trasferimento di droga nei capannoni di una loro attività e poi il pagamento nei locali di uno dei ristoranti di famiglia. In un caso Gezim Sallaku, il 12ottobre, è stato immortalato, secondo la ricostruzione degli inquirenti, negli attimi in cui il fratello Saimir, poi arrestato in flagranza, trattava un chilo di cocaina mentre parlava con tre connazionali, anche loro ora in cella, che gestivano una raffineria di droga in un appartamento nella Bergamasca.

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