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Che cosa è una Smart Land? Come innesca lo sviluppo locale e come può costruire un percorso virtuoso di crescita condivisa?

Sabato mattina 3 dicembre 2016, nell’Aula Magna dell’Università di Bergamo (nell’aula magna della sede di Sant’Agostino), Provincia di Bergamo, Università degli Studi e Imprese &Territorio hanno organizzato il convegno “Bergamo Smart Land”. Il mutamento sociale in atto è diffuso nella percezione dei cittadini. Enti, aziende e istituzioni del territorio stanno modificando approccio, strategie e strumenti di lavoro per poter cogliere nuovi bisogni e adeguarsi alle necessità che l’evoluzione sta imponendo in modo veloce ed esponenziale.

Diventare Smart, intelligenti e preparati alle sfide – Diventare una Smart Land, ovvero un territorio intelligente e preparato, pronto a cogliere le opportunità offerte dal cambiamento tecnologico e geopolitico in atto, è quindi l’orizzonte strategico su cui la nuova Provincia ha iniziato a innervare un processo di governance locale, fatta dal lavoro sinergico degli attori pubblici/ privati, dal raccordo del sistema di imprese e realtà locali, dalla programmazione di nuovi percorsi welfare e formativi che possano generare profili professionali e culturali all’altezza delle sfide, con un’attenzione paricolare alle dinamiche di coesione sociale e inclusive.

Per una nuova governance: chiave di volta è il lavoro in rete – I contesti territoriali che hanno un’alta densità di abitanti e infrastrutture, come Bergamo e la sua provincia, hanno bisogno di strumenti di governance diversi da quelli dei territori più piccoli. La necessità di governare queste trasformazioni con strumenti più complessi è quindi prioritaria. Non è più tempo di pensare che ci sia un unico ente capace di monitorare il cambiamento.

La chiave di volta su cui fare leva è il lavoro condiviso in rete. La nuova Provincia dei Comuni sta promuovendo azioni a livello sovracomunale e progetti di sviluppo sostenibile; piani che puntano a costruire aggregazioni e reticoli territoriali in grado di far emergere bisogni e progettualità capaci di generare nuove ipotesi da riversare nell’interesse della collettività. Un percorso che porterà anche a modellare il territorio. “Per promuovere l’attrattivita’ serve la comunità – spiega il presidente Matteo Rossi -. E per fare comunità servono istituzioni e leadership politiche che sappiano giocare in squadra e fare rete. Questa è la logica sulla quale come Area Vasta abbiamo scommesso in questi due anni, il centro del nostro progetto politico. Le risorse per le reti di sviluppo locale, i servizi ai Comuni, le zone omogenee sono solo alcuni dei capitoli del lavoro avviato con i Comuni”.

Più smart, più competitivi – Diventare una Smart Land significa rendere il territorio dinamico e flessibile, più competitivo e attrattivo a livello economico, turistico e sociale, con ricadute sul benessere e la qualità della vita dei cittadini. Il processo di costruzione di strategie territoriali passa da momenti di sensibilizzazione come questo convegno, una prima edizione di un lavoro che ha una prospettiva concreta e utile, pensata per un futuro che è già alle porte.

 


 

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Per Aldo Bonomi del consorzio Aster: “prima nel ‘900 si ragionava tra capitale e lavoro con in mezzo lo Stato; oggi siamo nell’epoca dei flussi, la finanza che impatta e cambia il territorio, le transnazionali e le medie e piccole imprese, il capitalismo diffuso di artigiani e commercianti e l’emigrazione. Tra flussi e luoghi riappare la dimensione del territorio, la Smart Land, da ripensare come un territorio provinciale che sta sull’asse di quello che chiamo “la città infinita”, la piattaforma produttiva lombarda che si estende dall’aeroporto di Malpensa a quello di Montichiari. Il problema è capire come un territorio come quello di Bergamo si riposiziona”.

 


 

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Giorgio Ambrosioni presidente di Imprese&Territorio ha sottolineato: “la necessità di un’evoluzione verso un territorio che diventi sempre più attrattivo proprio perché ci sono strumenti e premesse che consentono di declinare tutti gli aspetti di quella che si chiama economia circolare”.


 

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“L’Università ha da tempo intrapreso un ruolo di supporto e di accompagnamento ai processi di trasformazione territoriale, in generale, e nello specifico del nostro territorio. Ci troviamo in un percorso di cambiamento di paradigma, del modello sociale ed economico, e in una fase in cui si aprono percorsi importanti di programmazione”, spiega Fulvio Adobati dell’Università degli Studi di Bergamo.