Il primo Consiglio comunale di Darfo Boario Terme del secondo mandato del sindaco Mondini, nelle file del gruppo di opposizione che fa capo a Gianpaolo Rossi (il secondo dei votati nelle elezioni del 11 giugno) si è consumato un divorzio col gruppo l’Arciere, che era stato il primo a muoversi per cercare una unità nelle destre.
All’origine del dissenso c’è il voto favorevole di due consiglieri di centrodestra (lo stesso Rossi e Ghirardelli) al documento di indirizzo generale di governo della maggioranza. Il fatto ha creato malumori anche alle segreterie locali di alcuni partiti e il responsabile dell’Arciere Gianpiero Ghilardi ha voluto ricordare che la coalizione era stata costituita attorno a gruppi politici e non alle persone e così ha quindi formalizzato lo strappo con l’opposizione di Darfo dissociandosi ufficialmente dal gruppo, continuando la proprio opera di informazione in maniera distaccata. L’uscita dell’Arciere dal pacchetto che ha sostenuto Rossi non dovrebbe comunque cambiare gli equilibri in Consiglio comunale, dove non sono presenti rappresentanti dell’Arciere stesso. Gian Paolo Rossi ha risposto di essersi impegnato nella campagna amministrativa e quindi nel lavoro da consigliere comunale per fare l’interesse della città di Darfo e non dei partiti o dei gruppi politici. La composizione di un fronte di centro-destra trasversale in campagna elettorale, in contrapposizione ad un altro fronte di analoga ispirazione, guidato da Fabio Bianchi, ha cominciato a dimostrare le debolezze interne. Come dicevano i Romani oltre 2.000 anni fa: “Divide et impera”. O come ripetono i vincitori dei ballottaggi del 25 giugno: “Uniti si vince”. Ed è evidente che spaccati si perde. Darfo insegna.