Esistono 3 principali tipi di epatite virale: la A, la B e la C.
L’epatite A è trasmessa principalmente per via orofecale, cioè ci si ammala mangiando o bevendo cibi o acqua contaminati da feci infette. I molluschi, come le cozze, che non sono stati sufficientemente cotti sono una fonte abbastanza comune di contagio. Altre volte il contagio avviene per contatto diretto con un soggetto già malato. Negli anni 70 in Italia erano abbastanza frequenti dei focolai epidemici di questo tipo di epatite, attualmente invece il rischio di contrarre l’epatite in Italia è molto basso, è invece molto più probabile per viaggi in paesi a rischio, quindi in questi casi è utile la profilassi col vaccino che va somministrato intramuscolo in due dosi a distanza di 6 mesi la seconda dalla prima. La sintomatologia è uguale a quelle di tutte le altre epatiti e può decorrere in forma quasi asintomatica manifestandosi solo con astenia (stanchezza) altre volte invece compaiono sintomi evidenti come nausea, vomito, dolori addominali e ittero cioè una colorazione giallastra della cute dovuta alla deposizione di bilirubina, la colorazione giallastra è particolarmente evidente nelle sclere (parti bianche dell’occhio). Non esiste terapia specifica, il trattamento si basa su una dieta povera di grassi e astensione assoluta da alcolici oltre alla somministrazione di eventuali farmaci anti nausea e anti vomito. L’epatite A è la forma più benigna in quanto, quasi sempre, guarisce completamente senza nessuna complicanza.
L’epatite B si trasmette in modo nettamente diverso rispetto alla epatite A, la trasmissione del virus avviene da soggetto malato a soggetto sano tramite il rapporto sessuale o tramite li contatto tra sangue e sangue, quindi a differenza dell’epatite A non si può trasmettere per contatti occasionali, purtroppo però il virus B è molto più difficile da eliminare dall’organismo e si calcola che circa un quarto della popolazione mondiale sia stato contagiato e sono calcolati in circa 350.000 i portatori cronici detti portatori sani. I sintomi dell’epatite B sono simili a quelli delle altre forme di epatite, più frequentemente dell’epatite A però la malattia esordisce in modo asintomatico o paucisintomatico. L’epatite B cronicizza spesso potendo quindi provocare nel lungo periodo gravi complicanze come la cirrosi e il tumore del fegato. La diagnosi si pone con la ricerca nel sangue del virus. La terapia in fase acuta si basa su una terapia di supporto come nell’epatite A, se invece la malattia cronicizza si avvale di farmaci anti virali specifici, la cui efficacia però non è elevata come quelli per l’epatite C. Fortunatamente però per l’epatite B esiste una possibilità di prevenzione con un vaccino molto efficace che è diventato obbligatorio per gli adolescenti, viene praticato all’età di 12 anni e consta di 3 dosi somministrate intramuscolo nel deltoide (muscolo della spalla) la seconda a distanza di 1 mese dalla prima e la terza a distanza di 6 mesi.
L’epatite C si trasmette anch’essa, come l’epatite B, tramite il contatto sessuale ma soprattutto tramite lo scambio di sangue, tanto che in passato veniva definita epatite post trasfusionale. Sintomatologia e diagnosi sono uguali alle altre epatiti ed anch’essa come l’epatite B tende spesso a cronicizzare potendo provocare la cirrosi o peggio ancora il tumore del fegato. Purtroppo non esiste ancora un vaccino efficace ma fortunatamente, da pochi mesi sono stati messi in commercio dei farmaci per la terapia dell’epatite C cronica che hanno un efficacia molto elevata e permettono una guarigione in quasi il 100% dei casi. Un grandissimo successo quindi della ricerca farmacologica molto recente. Sono farmaci che hanno pochi e lievi effetti collaterali ma che hanno un costo molto elevato. Una confezione di 28 cpr ha un costo che va da 7500 a 27000 euro. Vanno somministrati in associazione (2 o più farmaci antivirali contemporaneamente). Vengono dispensati solo da centri specializzati e a pazienti selezionati in base ad età,ed alla gravità della malattia che viene definita con un esame specialistico particolare chiamato fibroscan.
Rubrica a cura del Dott. Luca Romani (Medico di Famiglia) Direttore sanitaro dei volontari di pronto soccorso S.Maria Assunta di Pisogne