Diversamente dagli altri anni, in cui il giorno di San Faustino nelle strade di Darfo si riversavano persone da ogni parte della Valle, quest’anno tutto tace. No, non proprio tutto. Nella chiesetta dell’ex convento risuona l’Inno d’Italia in apertura alla cerimonia di consegna delle medaglie d’onore agli ex internati in Germania. Ai familiari più stretti di Giuseppe Bertolini, Emilio Gatti, Giacomo Cominelli, Battista Fiorini, Arturo Federici e Francesco Ghirardelli, deceduti, e a Bonaventura Albertinelli, nato l’11 maggio 1923 e accompagnato dal figlio e dalla nipote.
«Un patrono diverso dal solito, in cui ci ritroviamo per fare memoria e per non dimenticare» esordisce il sindaco di Darfo Ezio Mondini. Un intervento in cui sottolinea il valore simbolico della commemorazione, occasione per esprimere l’adesione del Comune ai valori perseguiti da chi scese sul campo per proteggerli e garantirli alle generazioni successive. «Il bene è sempre una questione di scelte» ricorda il Sindaco dopo aver espresso la propria riconoscenza per l’impegno dei sette ex internati residenti a Darfo.
Le medaglie sono state accompagnate dalla lettera del Prefetto di Brescia, un tributo che vuole essere un risarcimento simbolico ai tragici momenti vissuti in guerra. Alla cerimonia ha partecipato anche il sindaco di Rogno Cristian Molinari, in quanto è stata consegnata una medaglia anche ad un cittadino nativo di Darfo ma vissuto per molti anni a Rogno. Tra i presenti anche Silvano Depari, presidente della sezione di Valle Camonica dell’Associazione Nazionale Internati. «Il nostro territorio conta di 2500 internati militari, di cui 10 ancora in vita. Per molto tempo si è dimenticato il valore di queste persone, il riconoscimento è stato tardivo, ma apprezzato.»
Tra questi Bonaventura Albertinelli, classe 1923 e una sedia in prima fila alla cerimonia. Una prigionia lunghissima al campo di Luckenwalden, dall’8 settembre del 1943 al 18 agosto del 1945. Una di quelle cose che non puoi dimenticare. «Ricordo la rabbia e la delusione che provavamo per essere stati abbandonati da tutti. Là, eravamo trattati come bestie. Anzi, no: le bestie probabilmente venivano trattate meglio.»
Maria Ducoli