Da gennaio il Papa Giovanni di Bergamo offrirà una risposta ai casi di intossicazione per alcol e droghe di ragazzi che hanno meno di 25 anni. Sarà a cura del Servizio Dipendenze, l’ex SerD, servizio che si occupa soprattutto di interventi precoci. Il nuovo ambulatorio si chiamerà “Stop & Go”.
Il numero degli accessi per quadri di vario tipo legati all’intossicazione acuta da sostanze psicoattive si aggira intorno ai 400 casi l’anno, con episodi di diversa gravità. Ma ancora oggi fra l’esordio di consumo problematico di sostanze e l’accesso ai servizi di trattamento trascorrono anche 8-10 anni, che per l’alcol possono anche arrivare a 20 anni. Infatti, già oggi i ragazzi, e le famiglie nel caso di minorenni, vengono indirizzate al SerD, ma la risposta è bassa. L’ambulatorio Stop&Go nasce proprio per vincere questa visione superata e mettere a proprio agio ragazzi e famiglie, a cominciare dalla sede, affacciata sull’Hospital Street del Papa Giovanni all’altezza della Torre 1 (ingresso 8, lato sud dell’Ospedale). Chi viene trovato sotto l’effetto di sostanze o di alcol, nel referto del Pronto Soccorso trova già un appuntamento fissato all’ambulatorio ospedaliero, in cui viene offerta una consulenza medica e psicologica, per valutare la presenza di condizioni a rischio di aggravamento e offrire la possibilità di riflettere sull’episodio acuto che ha provocato l’accesso al Pronto Soccorso. Nel 2019 il servizio per le dipendenze dell’Asst Papa Giovanni XXIII ha seguito 239 ragazzi sotto i 25 anni, di cui 43 fra i 15 e i 19, e 2 fra i 10 e 14 anni. Sul dato complessivo l’81% è maschio e il 19% femmina, ma se analizziamo la fascia inferiore ai 19 anni osserviamo una leggera differenza: la percentuale di maschi si abbassa al 74% e quella di femmine sale al 26%. Quasi il 50% di questi ragazzi arriva al SerD inviata dai servizi legati all’area del controllo (Prefettura, Tribunali, Commissione medica per le patenti di guida …), il 30% arriva volontariamente, segno che riconoscono il servizio come un luogo di consulenza/cura adeguato al problema. Molto limitati sono invece gli invii dalla famiglia (6%), dai servizi sanitari (6%), dai servizi sociali, dalla scuola e dal volontariato (3%), a riprova che lo stigma nei confronti del servizio lo hanno soprattutto gli adulti e non i ragazzi.