La Procura generale di Brescia ha notificato la chiusura delle indagini nell’ambito dell’inchiesta sulla misteriosa scomparsa di Mario Bozzoli, imprenditore di Marcheno, la sera di mercoledì 8 ottobre 2015.Dalle carte emergono le accuse di omicidio per i due nipoti di Bozzoli e di favoreggiamento per due operai.
Quel 8 ottobre, attorno alle 19.15, Bozzoli aveva telefonato alla moglie dicendole che entro pochi minuti sarebbe rincasato per la cena: ma non è mai arrivato a casa e, anzi, di lui si sono perse le tracce in modo a dir poco misterioso. La ricerca di possibili reperti riguardanti Mario Bozzoli ha letteralmente scandagliato ogni angolo della fabbrica di Marcheno, dalle scorie dei fornii al materiale accatastato, con un nulla di fatto, al punto dhe il sostituto Mauro Leo Tenaglia, titolare dell’inchiesta, a marzo 2018 aveva chiesto l’archiviazione del caso. Si oppose alla richiesta del suo sostituto il Procuraore generale, Pier Luigi Maria Dell’Osso, che dal marzo del 2018 ha avocato a cè l’inchiesta, decidendo un supplemento di indagini per altri sei mesi. Evidentemenet aveva visto giusto se, come annunciato in queste ore, il Procuratore generale è pronto a pubblicare entro maggio l’avviso di chiusura delle indagini da cui memergono due accusati: sono i nipoti di Mario Bozzoli, figli del fratello Adelio: Alex e Giacomo e cono loro anche gli operai Abu e Oscar Maggi, accusati di favoreggiamento. Secondo quanto si è profilato nella seconda inchiesta, ci sarebbero motivi economici nella gestione dell’azienda alla base della volontà di voler eliminare l’imprenditore. E la sensazione, considerando che non sono state trovate tracce, è che Bozzoli non sia stato gettato nel forno come era emerso all’inizio, ma portato all’esterno della fabbrica a bordo di un camion. Quel giorno nella fabbrica di Marcheno c’era anche l’operaio Giuseppe Ghirardini che era destinato a essere l’altro indagato prima di essere trovato ucciso domenica 12 ottobre attorno alle 13.00 sotto un abete alle Case di Viso, in alta Vallecamonica. Nel suo stomaco l’autopsia aveva evidenziato una capsula al cianuro: dunque, anche per il suo caso la Procura generale ha aperto un’inchiesta per istigazione al suicidio che ora però è destinata ad essere archiviata. Notificata la chiusura delle indagini sulla scomparsa di Mario Bozzoli, ora i quattro hanno venti giorni di tempo per presentare una memoria o farsi interrogare. In seguito la Procura deciderà se chiedere il processo o archiviare la vicenda.