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Uno sciacallo dorato sulle Orobie: identificato e monitorato con l’ululato indotto


Durante uno dei censimenti notturni che la Polizia provinciale svolge regolarmente – questa volta la battuta era dedicata alla specie della lepre – a Carona, in località Carisole, lo scorso 24 maggio, è stato avvistato per puro caso dagli agenti un animale che da subito è apparso strano. Si capiva che apparteneva alla famiglia dei canidi, anche se non presentava le caratteristiche biometriche riconducibili ad animali selvatici conosciuti e presenti in zona.

Come da prassi, si è proceduto a identificare l’animale mediante riprese che sono state effettuate nel corso di tre differenti giornate mediante fototrappole installate nella zona. Si tratta di uno splendido sciacallo dorato (canis aureus), specie presente in Italia in Friuli Venezia Giulia e sporadicamente avvistato in Trentino Alto Adige.

Settimana scorsa, il 23 giugno, gli Agenti della Polizia provinciale unitamente a due esperti studiosi del sciacallo dorato (il dott. Luca Lapini, zoologo del museo friulano di Storia naturale di Udine e il dott. Carlo Comazzi, tecnico del suono laureatosi a Milano con una tesi specifica sul suo ululato) hanno proceduto a un monitoraggio dell’animale per verificare il numero presumibile di esemplari presenti nella zona e, in particolare, l’eventuale presenza nell’area di un branco riproduttivo. Allo scopo si sono avvalsi della tecnica del Jackal- Howling, o ululato indotto, che consiste nell’emettere ululati registrati e annotare le eventuali risposte della specie osservata). Quindi l’animale risponde sempre all’ululato di richiamo; in particolar modo gli esemplari giovani emettono suoni caratteristici e inconfondibili a un orecchio esperto (in gergo questi ululati vengono definiti come come “firma acustica”). In caso contrario, ovvero se in zona vi è presente un solo individuo, quest’ultimo non risponderà all’ululato di richiamo.

Il monitoraggio è stato effettuato da quattro differenti postazioni ,distanti ognuna due chilometri dall’altra, indirizzando il richiamo acustico a 360 gradi. Da nessuna delle postazioni è stata ottenuta alcuna risposta. Quindi in prima analisi si può concludere che per ora l’animale avvistato è solo, quasi sicuramente un maschio che si è disperso dal suo branco originario.

Il motivo per cui un esemplare di questo tipo si può spingere fino alle Orobie, habitat estraneo storicamente, si deve cercare nel cambio del biosistema. La riduzione della presenza del lupo, animale che con l’orso ha dominato le nostre valli, lascia uno spiraglio alla sopravvivenza di questi canidi più piccoli e deboli, che si inseriscono nella catena alimentare, a fianco delle volpi, nelle radure lasciate da quelli più grandi.​ Vive in branchi composti da 5-7 unità, ove si riproducono solo il maschio e la femmina dominanti, i quali sono monogami e rimangono insieme per tutta la vita. All’età di un anno circa raggiunge la maturità sessuale e, soprattutto se maschio, abbandona il branco; qualche esemplare di femmina gregaria può invece rimanere all’interno del branco in aiuto della femmina riproduttrice. E’ un carnivoro opportunista, ovvero si nutre quasi sempre di carcasse di altri animali, ed è meno predatore anche della volpe, dalla quale si distingue per pezzatura (un maschio adulto di volpe raggiunge i 10 Kg. di peso, mentre uno sciacallo dorato può tranquillamente arrivare a pesare 15 Kg.) per colorazione (in particolare le orecchie e i “calzini” nello sciacallo dorato sono di colore fulvo mentre nella volpe sono neri) , dalla lunghezza della coda (quella della volpe è lunga quasi quanto il corpo e spesso termina con un fiocco bianco, mentre nello sciacallo dorato e di dimensioni più ridotte, circa 24 cm. e con un ciuffo terminale nero).

Contrariamente a quanto si crede, lo sciacallo dorato (canis aureus) è di origine euro-asiatica​ (a sud arriva solo fino a Israele) e non è assolutamente presente in Africa,  dove vi sono altre specie di sciacallo, soprattutto il lupo rosso (canis anthus) con il quale viene spesso confuso. In Italia la presenza certa è stata riscontrata proprio dal dott. Lapini nel 1987, ma già tre anni prima un esemplare era stato abbattuto: scambiato per una volpe da quanto risulta da alcune fotografie.

Ad oggi in Italia sono presenti dai tre ai nove branchi, quasi tutti in Friuli Venezia Giulia, per una stima approssimativa di circa 20-40 esemplari (il carnivoro più raro in Italia insieme alla lince); un branco è infine presente sopra Silandro in provincia di Bolzano, e proprio da questo branco potrebbe essersi staccato l’esemplare avvistato a Carona.


 

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