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Università: per un giovane su due non prepara a mondo lavoro

Rapporto università – lavoro in ricerca di gruppo Sanpellegrino.

Secondo un giovane italiano su due, studente o laureato, l’università non prepara adeguatamente ad entrare nel mondo del lavoro. Questa opinione è condivisa dal 46,5 per cento dei ragazzi interpellati nell’ambito di una ricerca promossa dal Gruppo Sanpellegrino, in occasione del III Premio di Laurea Sanpellegrino Campus, che si é svolto all’Università Iulm di Milano. 

Poca esperienza maturata (26%), scarsa propensione delle aziende ad assumere (19,5%), settori di interesse saturi (17%) sono alcune delle difficoltà individuate dai giovani italiani nel trovare un’occupazione. Secondo gli intervistati l’università non prepara in modo adeguato al mondo del lavoro, in parte perché la formazione è troppo teorica e poco pratica (16,5%) e in parte perché non ha la forza di accompagnare i giovani verso le aziende dopo la laurea (19%). Solo il 25,5% ritiene invece all’altezza l’università italiana. Per il 18,75 per cento manca poi un ponte di collegamento tra i due mondi (università e aziende) mentre per il 17,75 per cento proprio le imprese dovrebbero puntare su training formativi interni più incisivi per accompagnare le giovani risorse.

“Le imprese per diventare più competitive hanno bisogno dei giovani – ha sottolineato il presidente e ad del Gruppo Sanpellegrino, Stefano Agostini – inoltre devono capire che hanno la responsabilità di portare il mondo delle aziende nelle università e viceversa”. Secondo i giovani intervistati infine la valorizzazione dei giovani può portare anche alla valorizzazione del made in Italy (53% studenti e 35% laureati), perché ritengono di essere una risorsa (25%) e perché possono liberare energie innovative per il Paese (18,5%). Per innovare il settore del made in Italy inoltre secondo i giovani è necessario prima di tutto il potenziamento delle infrastrutture, per permettere anche alle realtà più piccole di accedere ai mercati internazionali (24%), il 16,5 per cento invece ipotizza di insegnarlo nelle scuole, mentre il 15,5 per cento vorrebbe puntare sull’e-commerce per alleggerire i costi. La ricerca è stata realizzata nel marzo 2016, su 10.425 tra laureati e studenti universitari italiani.

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