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tienimi qui francesco arecco

“Tienimi qui”, personale di Francesco Arecco

“Perché sei un essere speciale, ed io avrò cura di te”. Quante volte abbiamo ascoltato e ci siamo commossi di fronte a questa nota canzone di Franco Battiato (“La cura”)? Avere qualcuno che ha cura di noi, ci protegge, ci custodisce e ci accudisce, nel senso che ci dona il suo Essere, il suo Tempo, è l’aspetto più sublime di qualsiasi tipo di Amore. Proprio il tema della cura e del dono è il cuore attorno a cui ruota la mostra personale di Francesco Arecco, abbinata (come ormai da tradizione nello spazio espositivo BACS) a riflessioni sociologiche sulla stessa tematica. Perché mai come oggi l’uomo contemporaneo ha bisogno di sentirsi presente nella vita del prossimo, perché solo nel confronto con l’Altro si riesce a recuperare la propria preziosa Identità e Individualità, che ha bisogno di essere amata in quanto originale, speciale, unica, distinta. In una società dominata dai mass-media che appunto creano massificazione (come già fa intuire la parola), in cui quando qualcosa o qualcuno non ci va basta fare “Arresta il sistema” e non siamo più coinvolti…c’è sempre più bisogno di prendersi cura l’uno dell’altro, di assumersi la responsabilità delle proprie azioni perché dalle nostre scelte dipende la vita anche degli altri.
Per la mostra di Leffe, Arecco propone una selezione di lavori recenti. Tienimi qui (titolo che per la sua pregnanza poetica viene esteso all’intera mostra) rappresenta un chiaro esempio dell’operato dello scultore: un intreccio di assi in rovere di Slavonia mima nella propria semplicità il gesto del tenere stretto a sé, quel gesto – cioè – che viene chiesto implicitamente dall’altro che dona, si dona, o chiede di essere accudito. Proprio il tema della cura, della custodia, assai presente nella sociologia e nell’antropologia contemporanee, costituisce il nucleo della ricerca attuale di Arecco; custodia dell’altro, appunto, ma in primis custodia come urgenza interiore del custode stesso, come cura nei confronti di un senso che ci rende uomini. Tra gli altri lavori esposti, Storia e Geografia della città di Amsterdam e Sulla pelle, oltre a un’installazione pensata appositamente per lo spazio espositivo.
Francesco Arecco, piemontese, scultore dalle forme minimali che all’occhio di un osservatore attento e disponibile ad accogliere il dono dell’artista, rivelano significati simbolici intensi. Soprattutto il legno è il compagno di viaggio inseparabile di Arecco: un materiale considerato generalmente povero, ma ricco di storia, profumi e suoni del tempo. Un materiale vivo e in trasformazione il cui carattere naturale non viene volutamente alterato dall’artista per dare vita a forme aperte, emozionanti, poetiche.
L’evento, curato da Kevin McManus al BACS, Between contemporary art and sociology, centro indipendente di arte e sociologia, con la collaborazione di Patrizia Bonardi, artista sociologica ideatrice del centro, fa parte delle numerose iniziative organizzate dall’associazione Artists.Sociologists. L’obiettivo e filo conduttore dell’associazione è mostrare gli esiti del dialogo tra artisti e sociologi nella riflessione, rispettivamente simbolica e speculativa, su temi fondamentali del vivere odierno. Ciascuna mostra mette in relazione il lavoro di uno o più artisti con un testo significativo della letteratura in questo campo, rendendo evidente la necessità di un superamento degli specialismi a favore di una fertile consapevolezza collettiva.
La mostra è visitabile fino al 10 aprile con visite guidate gratuite su appuntamento, anche per piccoli gruppi, scrivendo a Patrizia Bonardi bacs.leffe@gmail.com

E’ possibile sostenere l’associazione e la sua ricerca artistica e sociologica con un contributo minimo di 10 euro annue.
Per uno sguardo sul lavoro di Francesco Arecco, http://francescoarecco.art/

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