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Presidente, qual è il significato degli Stati generali della Montagna bergamasca? Vivere e lavorare in montagna deve tornare ad essere una cosa possibile. Questo è l’obiettivo politico che stiamo perseguendo. Gli Stati generali si inseriscono in questo percorso. La montagna oggi dev’essere il terreno di tre azioni: innovazione, sviluppo sostenibile e identità. Dall’incrocio di questi tre fattori può scaturire la possibilità di futuro per le nostre valli.

Come giudica le politiche nazionali e regionali in questo senso? Abbiamo conosciuto diverse stagioni nel nostro Paese, dal regionalismo al federalismo, fino ai più recenti tentativi di riassetto istituzionale culminati nella mancata revisione costituzionale. In tutto questo percorso poco si è insistito sul ruolo dei territori, e soprattutto delle comunità, che nel dibattito pubblico sono state relegate in una posizione marginale. Io invece penso che parta dai territori la sfida della modernizzazione italiana. Le piccole Italia possono salvare la grande Italia.

Cosa saranno gli Stati generali? Gli Stati generali della montagna, costruiti insieme ai Presidenti delle Comunità montane e al Cai che ringrazio per la grande disponibilità e competenza, hanno l’obiettivo di definire un’agenda condivisa sulla quale il territorio possa fare squadra, sia all’interno delle decisioni che verranno assunte nel tavolo dello sviluppo in Camera di Commercio, sia verso le istituzioni superiori, penso in particolare ai tavoli regionali del progetto Montagna Futuro. Tutto il lavoro svolto verrà raccolto all’interno di un documento strategico sulla montagna che verrà redatto dalla Provincia di Bergamo in collaborazione con le Comunità montane e il CAI Bergamo. Ci muoviamo nel solco della “Carta di Milano per la montagna”, uno dei documenti collegati alla Carta di Milano dell’Expo, che è nata proprio a Bergamo. Concentreremo l’attenzione su tre grandi questioni: la governance delle aree interne; il rapporto tra identità, sviluppo e coesione; lo sviluppo di un turismo di qualità. I temi saranno molteplici: le politiche mirate per i territori montani, l’economia circolare e la green economy, le giovani strat up, i servizi, l’agricoltura di montagna, il patrimonio forestale, la valorizzazione della filiera agroalimentare, la promozione del territorio.

Quali sono concretamente gli obiettivi a breve termine? Ne potremmo individuare cinque, tenendo conto che proprio in queste settimane sono stati decisi alcuni provvedimenti che dobbiamo saper cogliere e altri che dobbiamo provare a portare a casa. Siamo in scadenza di legislatura, quindi occorre indicare alcune priorità. Dopo il voto all’unanimità alla Camera, l’approvazione definitiva al Senato della legge sui piccoli Comuni dev’essere una di queste. Lì dentro ci sono strumenti importanti per chi decide di investire su un’idea di sviluppo capace di coniugare storia, cultura e saperi tradizionali con l’innovazione, le nuove tecnologie e la green economy. Il territorio della Lombardia è per oltre il 40% montano. C’è bisogno di una netta inversione di tendenza nelle politiche verso gli enti locali che non può limitarsi alle aree urbane.  Vogliamo, ad esempio, che un giovane possa decidere di avviare una sua attività economica di qualunque tipo anche in un Comune di montagna, senza essere costretto a farlo scendendo a valle, perché mancano le strade, la rete web o gli ospedali; Connettività. Nei prossimi giorni firmerò il decreto per l’accordo con Regione Lombardia sull’iniziativa lanciata dal Governo Renzi per la banda ultra larga. Ci sono 300 milioni di investimenti per la Lombardia e lavoriamo affinché una buona parte arrivino sul nostro territorio, in particolare nelle zone montane; Infrastrutture. Dal Patto per la Lombardia arriveranno co-finanziamenti che si aggiungeranno a quelli provinciali che costituiranno una svolta per alcune zone della nostra provincia. Contiamo di intervenire in Val Seriana su Pontenossa, in Val Cavallina sulla Trescore-Entratico e infine sul nodo di Pontesecco per facilitare la viabilità di chi viene e torna dalla Valle Imagna e dalla Valle Brembana; Acqua. Ho sposato in modo convinto la battaglia dei piccoli Comuni per la gestione della risorsa acqua. Per questo ho chiesto a Maroni di inserire nella legge regionale per la semplificazione in discussione in questi giorni una modifica alla legge regionale 26 che disciplina i servizi locali di interesse generale. All’art.49 potrebbe essere inserito un emendamento che preveda la facoltà delle comunità sotto i 1000 abitanti dei territori montani di scegliere se gestire in autonomia la risorsa acqua o entrare nel gestore unico provinciale. Infine proprio in questi giorni si sono aperte opportunità da non perdere da parte dei Comuni e delle associazioni di categoria. Si tratta di due bandi nazionali. Il primo per l’imprenditoria giovanile in campo agricolo, destinato a giovani  tra i 18 e i 40 anni che vogliano intraprendere un’attività in campo agricolo o acquistare un’azienda di settore, e che potranno per questo  ottenere mutui agevolati. Sono 65 milioni messi a disposizione e si tratta di un nuovo strumento per favorire il ricambio generazionale e dare così una nuova spinta al comparto.  Il secondo è quello per contrastare la desertificazione commerciale, che prevede 20 milioni per l’avvio, il mantenimento o l’ampliamento dell’offerta commerciale anche in forma di multi servizi.