Se anche nel mese di aprile persisterà il clima asciutto, i mesi compresi fra luglio e settembre saranno drammatici per l’agricoltura della pianura bergamasca e per il turismo del Sebino.
L’ultimo bollettino delle riserve idriche emanato dall’Arpa, l’Agenzia regionale per l’ambiente, definisce che lo stato delle riserve idriche attuali è inferiore del 33% rispetto alla media degli ultimi dieci anni; il bacino dell’Adda è sotto del 38%, quello del fiume Oglio del 40%. Il lago di Iseo si avvicina allo zero idrometrico, il che vuol dire essere sotto il livello medio di oltre un metro
L’allarme è lanciato anche da Legambiente che afferma, addirittura che la pioggia non basterà
Nel bacino dell’ Oglio all’inizio della stagione irrigua si registra un deficit di 600 milioni di metri cubi d’acqua. Fiumi e campi rischiano di restare a secco senza investimenti mirati alla gestione delle acque.
A causa di un inverno molto avaro di precipitazioni, la regione si ritrova a dover fare i conti con una mancanza sensibile di riserve idriche legata alla scarsità di neve accumulata, preziosa risorsa durante il disgelo per i laghi e i fiumi che scorrono verso la pianura.
E se non piove acqua, piovono a catinelle le dichiarazioni soprattutto in occasione della,da poco, celebrata Giornata Mondiale dell’acqua. Dovrebbe essere musica per le nostre orecchie, ma per le quali non riusciamo a gioire ricordando la ventennale, quanto inascoltata battaglia che abbiamo condotto attraverso le pagine di Montagne & Paesi
Le danze della pioggia non possono più bastare per gestire questa imprevedibilità stagionale. – dichiara Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia – Occorre sviluppare strategie di adattamento, soprattutto per quanto riguarda i fabbisogni idrici delle colture altrimenti a fare le spese delle siccità saranno gli agricoltori e gli ambienti fluviali, sempre più stressati dall’eccessivo prelievo idrico nelle stagioni irrigue.
Lo diciamo da vent’anni qui ed in tutte le sedi in cui ci è stato possibile intervenire. Vi invitiamo a rileggere l’articolo pubblicato sul numero di febbraio con il quale abbiamo disegnato tutti gli scenari che si stanno aprendo. E intanto incrociamo le dita perché secondo i dati resi noti dal network Enti Regolatori dei Grandi Laghi sulle montagne si stima una quantità di neve pari a 550 milioni di metri cubi, quando in questo periodo la media degli ultimi anni è molto più alta, intorno ai 950 milioni di metri cubi. Addirittura peggiore è il dato riguardante gli invasi idroelettrici: su una capacità teorica di oltre 500 milioni di metri cubi, le dighe montane al momento trattengono solo 70 milioni di metri cubi d’acqua.