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Malonno

Si sgonfiano le accuse sugli appalti di Malonno

Il sostituto procuratore generale Gianpaolo Volpe davanti alla Corte d’appello presieduta da Mariapaola Borio ha rinunciato al ricorso contro l’assoluzione in primo grado dell’ex sindaco di Malonno Stefano Gelmi e degli imprenditori Remo Fona e Morena Piloni.

Gelmi era stato condannato a tre anni, mentre Fona a due e la Piloni assolta per turbativa d’asta, in particolare per aver manovrato sotto banco per affidare ad imprenditori amici gli appalti per la riqualificazione della sede del Comune (420mila euro) e della viabilità comunale (242mila) e per la ristrutturazione della biblioteca comunale (450mila). Potrebbe ora minimamente cambiare la posizione degli altri imputati condannati per turbativa d’asta. In seguito alla liquidazione del danno e alla revoca della costituzione di parti civili Alberto Avanzini, Silvano Andreoli, Giuseppina Lanzetti, condannati in primo grado ad un anno e 4 mesi e Pierdomenico Mora a due anni, hanno chiesto il concordato e hanno scelto la via del patteggiamento in appello. In caso di accoglimento dell’accordo raggiunto con l’accusa, chiuderanno la loro parentesi processuale con uno sconto di pena. I giudici hanno aggiornato il processo al 25 febbraio quando si celebrerà l’ultimo e definitivo atto della vicenda processuale iniziata nel febbraio del 2018, quando, su richiesta del PM Ambrogio Cassiani, l’allora sindaco di Malonno finì in carcere per la corruzione; Remo Fona, Rocco Mastaglia e Andrea Cattaneo, invece furono posti ai domiciliari come i dipendenti della Centrale Unica di Committenza della Unione delle Alpi Orobie Bresciane Morena Piloni e Gianpaolo Albertoni. In definitiva, dunque, malgrado le pesanti accuse del PM Cassiani, non c’è prova della corruzione: non c’era già per il GIP che aveva assolto tutti gli indagati già lo scorso 12 febbraio ed ora non c’è nemmeno per il Sostituto Gianpaolo Volpe.

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