Partecipata e attenta assemblea ieri sera a Tavernola Bergamasca, dopo un consiglio comunale lampo, aperta a tutta la popolazione, alle forze politiche ed agli enti del territorio sul tema scottante dell’autorizzazione rilasciata dalla Provincia di Bergamo alla Cemetir-Sacci per un utilizzo sperimentale del CSS- combustibile solido secondario, nel cementificio quale fonte energetica per far funzionare lo stabilimento.
Presenti, oltre all’Amministrazione comunale al gran completo, la Comunità montana dei laghi bergamaschi con il presidente Alessandro Bigoni, il Consigliere regionale Mario Barboni, oltre a moltissimi cittadini. Dopo un ampio dibattito, sono state prospettate iniziative a tutto campo, quali il ricorso al Tar contro l’autorizzazione concessa dalla Provincia; ma anche una missione a Roma in Parlamento con la richiesta di sostegno a tutte le forze politiche per far inserire nelle norme il principio che non si debbano bruciare combustibili derivati da rifiuti in aree a valenza ambientale e turistica. Infine, è stato proposto un referendum tra la gente di Tavernola – che si terrà a febbraio – e un appello a tutte le comunità del lago per sostenere la battaglia. In particolare, il Consigliere Barboni ha annunciato che chiederà la modifica della normativa a livello ministeriale ed un ordine del giorno in Regione da far firmare a tutti i consiglieri regionali. Durante l’assemblea è stato distribuito al pubblico un volantino con il riepilogo delle ultime vicende legate al rilancio dell’autorizzazione da parte della Provincia di Bergamo, autorizzazione che concede al cementificio quello che le varie proprietà che si sono succedute alla guida del cementificio chiedono da decenni: quello di utilizzare i cosiddetti combustibili alternativi – i Css derivati dal trattamento dei rifiuti – al posto del Pet coke per accendere e far funzionare i forni dell’impianto. Il documento mette nero su bianco la posizione del Comune sulla questione, con il sindaco che si è dichiarato deciso «a non arrendersi rispetto a questa scelta della Provincia che non ha rispettato la volontà del territorio». Ma oltre alle proteste, anche la necessità di una revisione ponderata e attenta del rapporto tra il cementificio e il territorio che lo ospita» ha detto il sindaco. Il binomio rifiuti-cementifici è consolidato, nonostante una parte della comunità scientifica sia fortemente contraria, oltre al fatto che i cementifici sono inquinanti a causa del loro fabbisogno energetico e, come tali, dovrebbero stare quanto meno in aree a destinazione prevalentemente industriale