Un centinaio di sciatori che si trovavano sulle seggiovie Spiazzi-Vodale e Campo Scuola a Gromo Spiazzi attorno alle 13.45 di questa domenica 30 dicembre sono rimasti bloccati per circa 2 ore a causa di un un black out elettrico, sospesi in balìa del freddo e del vento, in attesa di essere riportati a terra.
Un grosso abete si era abbattuto sui cavi che portano corrente alle cabine degli impianti, interrompendo l’erogazione di energia elettrica. Immediato l’intervento dei responsabili della stazione sciistica che si sono adoperati, attraverso i motori ausiliari a gasolio, la cui presenza è obbligatoria accanto a quello elettrico, per far ripartire le seggiovia e scaricare tutti gli sciatori. L’operazione è avvenuta senza incidenti, salvo il fatto che un 28enne operaio di Rivolta d’Adda, stanco di rimanere appeso ad un cavo seduto sulla seggiola, ha deciso di lanciarsi sulla pista, sottovalutando l’altezza ed il rischio: cadendo si è fratturato un femore. E’ stato soccorso dal personale dell’Akia in servizio sulle piste e trasferito dall’ambulanza da terra all’Ospedale di Piario. Sul posto sono giunti rapidamente gli uomini della VI Delegazione orobica del Soccorso alpino di Clusone, i carabinieri di Ardesio, tre ambulanze del 118 della zona l’automedica e l’elicottero del 118 da Bergamo per fronteggiare quella si preannunciava come una emergenza sanitaria di massa. L’azione congiunta e ben coordinata dei soccorsi ha permesso di riportare a terra in tutta sicurezza tutti gli sciatori, tra cui molti bambini che frequentavano la Scuola di sci. Una volta scesi a terra tutti gli sciatori, gli impianti sono stati chiusi. I turisti che ne hanno avuto necessità sono stati assistiti dal Pronto soccorso della stazione. Plauso ai soccorritori, ai volontari, alle forze dell’ordine ed all’organizzazione è stato rivolto anche dall’assessore regionale alla Montagna Massimo Sertori. Nella giornata di ieri, con un vento che ha sfiorato i 130 chilometri orari, misurati alla Capanna 2000, sull’Arera, anche altre stazioni sciistiche hanno avuto difficoltà a gestire gli impianti, chiudendoli e riaprendoli a singhiozzo per ragioni di sicurezza, come accaduto al Pora e ai Piani di Bobbio-Valtorta, dove alcuni sciatori hanno preferito scendere in paese a piedi piuttosto che in funivia.