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Ritratti di donne normali straordinarie: Alice Pellegrinelli

Alice un giorno ha smesso di mangiare. Non l’ha fatto apposta, non è stato un capriccio a farle dire «no grazie, non ho fame», ma una malattia: l’anoressia. Negli anni del liceo, periodi buoni si alternano ad altri meno buoni. Alti e bassi, piatti pieni e piatti vuoti. La tentazione di controllare l’alimentazione c’è, ma riesce a tenerla a bada. Almeno finché al telegiornale non comunicano il lockdown, il primo e più ferreo. Così, nella primavera del 2020, i fiori sbocciano e Alice si spegne a poco a poco.

Nella sua stanza, avvolta in quel bozzolo di solitudine che forse l’ha protetta dal mondo ma non da sé stessa, Alice inizia a capire che là fuori c’è qualcosa che non va. Il pianeta sta gridando aiuto e nessuno lo sente. Siamo ospiti di un ecosistema che abbiamo voluto trasformare a nostra immagine e somiglianza, e che ora ci si sta rivoltando contro. Nel tempo dilatato della quarantena, Alice si informa il più possibile e si rende conto di come la crudeltà dell’uomo non abbia fine e passi per la quotidianità, dalle scelte alimentari al vestiario.

Alice soffre, nella gabbia che si è costruita con le sue stesse mani. È come se si abbandonasse ad un lento suicidio che, giorno dopo giorno, la porta a privarsi di tutto, anche della vita stessa. Deve perdere le forze, guardarsi allo specchio e spalancare gli occhi di fonte al suo riflesso, all’ immagine di ossa e fragilità che la fissa dall’altro lato del vetro, per accettare di farsi aiutare. Bisogna toccare il fondo per risalire, anche se, a volte, stabilire quanto sia profondo un oceano è difficile. Alice ha paura, si chiede se un giorno potrà finalmente liberarsi dal disturbo alimentare, ha tante insicurezze, ma di una cosa è certa: non vuole essere la persona che era prima di ammalarsi. Vuole essere migliore, non ha intenzione di contribuire alla distruzione del pianeta. La sua attenzione verso gli animali, l’alimentazione vegana e tutte quelle piccole accortezze che possono rendere la vita più sostenibile, non sono dei sintomi della malattia, sono la cura. Il suo impegno avviene concretamene nel bar di famiglia, il River Oglio Bike Bar, dove invitanti torte vegane per ridurre l’impatto ambientale delle colazioni dei clienti.

Alice ha fame di vita, lo si vede dalla luce che è tornata a splendere nei suoi occhi scuri. Ogni tanto vacilla, trema, si affievolisce, ma poi si riaccende. Nonostante le mille difficoltà che incontra ogni giorno, nonostante l’anoressia a volte la minacci di prendersi la parte più bella dell’esistenza, sorride e cerca di dare il buon esempio anche agli altri. Alice non è la sua malattia, è tutto ciò che fa e sogna mentre cerca di sconfiggerla. Giorno dopo giorno.

                                           Maria Ducoli

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