Contro la confisca del milione di euro trovati nel sottofondo del pollaio della casa di Ponte Barcotto di Costa Volpino di proprietà del padre di Fabrizio Garatti, scomparso nel pomeriggio di venerdì 26 maggio 2016, di cui non si hanno più notizie, l’avvocato dello stesso Garatti ha presentato il ricorso al giudice.
La confisca del milione, firmata dal giudice dell’udienza preliminare Ezia Maccora il 2 maggio di quest’anno, a un anno dalla scomparsa di Garatti soprannominato “Biscio”, era stata notificata proprio al legale di fiducia, l’avvocato Oreste Dominioni del Foro di Milano, che ha deciso di ricorrere. Una strada, questa, quasi obbligata: non potendo consultare il suo assistito, che non si trova, il legale ha scelto di tutelare i suoi interessi comunque e con ogni atto possibile. Incluso naturalmente il ricorso per tenere quei soldi. La confisca, su richiesta del pubblico ministero Emanuele Marchisio, era stata disposta dal giudice Maccora, che nel 2009 aveva condannato Garatti in primo grado per i 40 chili di marijuana che trasportava in auto, trovati dai carabinieri di Clusone nell’ambito di un’inchiesta più ampia sul traffico di stupefacenti tra l’alto Sebino e la Val Camonica. Per il Biscio, già prima della scomparsa, era arrivata la condanna definitiva a 3 anni e 4 mesi. E quei soldi nel pollaio, secondo il giudice, in assenza di spiegazioni plausibili da parte dei parenti, erano da ricondurre proprio agli affari nel mondo degli stupefacenti. Contro la sentenza di condanna, confermata in appello, è stato presentato un ricorso in Cassazione la cui udienza non si è ancora tenuta. Pertanto la sentenza a carico di Garatti, per la difesa, non è definitiva. Ecco dunquenli motivo giuridico del ricorso contro il sequestro del denaro. Sul tavolo delle varie inchieste vi sono numerosi intrecci con personaggi di Darfo, Paratico, Castelli Calepio e Chiuduno, tutti coinvolti a vario titolo nel mondo degli stupefacenti. Ma le indagini fin qui condotte non chiariscono nulla di più e la scomparsa di Fabrizio Garatti resta un mistero.