Il tema dei profughi richedenti asilo in Valle Brembana torna ad infiammare gli animi dei residenti. Dopo San Simone è il turno della Val Serina, da dove lo scorso 5 giugno, a firma della sezione Lega Nord Valle Serina – Altopiano e del Comitato «No immigrati a Oltre il Colle», è partita la lettera (destinazione Regione Lombardia) per chiedere «tagli a qualsiasi fondo o contributo ai Comuni e alle Parrocchie della valle che daranno disponibilità di accogliere i profughi».
Nella lettera inviata ai vertici del Pirellone viene sottolineato come la Valle Brembana sia stata utilizzata negli ultimi anni come territorio di «accoglienza forzato», come nei casi dei comuni di Lenna, Roncobello, Sedrina, Vedeseta, Valleve e Zogno. «Sul territorio bergamasco, stando ai dati della Prefettura di Bergamo, sappiamo che a breve ci saranno più di 3200 immigrati», si legge nel documento, nel quale viene espressa tutta la propria contrarietà all’accoglienza ribadendo che: «Sul territorio della nostra provincia – c’è scritto -, queste persone sono autori di molti casi inauditi di utilizzo della prostituzione, spaccio di stupefacenti, aggressioni verso i residenti». Poi l’affondo nei confronti delle Istituzioni e alla Parrocchia: «Abbiamo già visto scene di falso buonismo ad Algua – sottolinea il segretario Sonzogni nella lettera -, dove è stato concesso il pulmino comunale ‘a titolo gratuito’ alla Cooperativa che gestisce i richiedenti asilo a Vedeseta. In Valle Serina – prosegue – si sentono voci di incontri fatti tra prelati per aprire all’ospitalità anche in questo territorio».
Sempre nei giorni scorsi invece, a Botta di Sedrina, è partita una raccolta firme per chiedere il riutilizzo a fini ecclesiastici dell’ex Casa dei ritiri S.Giuseppe. Qui, infatti, a partire dall’agosto del 2014, la struttura (ormai dismessa) è stata utilizzata per l’ospitalità di alcuni richiedenti asilo.
«A distanza di anni l’ospitalità si è triplicata e oggi sono 172 ospiti che si rapportano tutti i giorni con gli 800 residenti della frazione di Botta di Sedrina», si legge in questo documento prodotto dalla minoranza consiliare del Comune di Sedrina ed inviato al primo cittadino, Stefano Micheli, al Prefetto Elisabetta Margiacchi, e anche al vescovo di Bergamo Monsignor Francesco Beschi. «E’ giusto che sappia che la struttura dove un tempo si respirava la parola di Dio si è trasformata in un condomio ghetto frequentato da prostitute, o presunte tali, e dove sono all’ordine del giorno segnalazioni per situazioni scabrose – si legge nella lettera -. Le deve essere chiaro che oggi, molte famiglie della frazione, hanno paura a far uscire di casa i propri bimbi, i propri ragazzi, perchè gruppi di migranti creano frangenti minacciose, schiamazzi notturni e situazioni di prevaricazione, che poco si addicono ad una piccola realtà come la nostra».
Infine, l’appello – preghiera al vescovo di Bergamo. «Le chiediamo di approfondire quanto espresso con preghiera di ridiscutere il futuro dell’ex casa dei ritiri a fini ecclesiastici, per risolvere o ridimensionare l’insostenibile situazione che si è venuta a creare».