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Lettera dei medici “Servono strumenti diagnostici”

Pubblichiamo una lettera, ricevuta in redazione, scritta da diversi medici nei quali chiedono con estrema urgenza strumenti di diagnosi.

Come medici operanti sul territorio lombardo riteniamo che nella “fase 2” sia fondamentale per noi poter disporre di tamponi nasofaringei per la diagnosi precoce della COVID-19 a livello territoriale. Finora è evidente, come testimoniato da esperienze locali e internazionali [1] [2], che i punti cardine della strategia di contenimento dell’epidemia sono la diagnosi precoce e l’isolamento dei casi e dei loro contatti.

La medicina del territorio ha un ruolo fondamentale in questo contesto, grazie alla sua capillarità e al rapporto diretto con i nuclei famigliari e le comunità [3]. Il Medico di Medicina Generale può intercettare e identificare precocemente i sintomi sospetti, con l’obbligo di segnalarli al Dipartimento di Malattie Infettive. Ha inoltre le capacità, potenziate dall’attivazione delle Unità Speciali di Continuità Assistenziale, di stratificare la gravità della malattia, impostare una terapia precoce e monitorare i casi mantenuti al domicilio, inviando solo i casi più gravi in Pronto Soccorso e permettendo la sostenibilità del sistema ospedaliero.

Per fare ciò, riteniamo di dover essere messi nelle condizioni di predisporre i tamponi diagnostici a livello territoriale: senza questa possibilità, il medico di famiglia può fare solo una diagnosi presuntiva, che non permette nè di prescrivere una terapia adeguata, nè di predisporre l’isolamento obbligatorio. Quest’ultimo può essere notificato soltanto dall’ATS, come conseguenza della positività al tampone.

Ci sembra doveroso, dopo due mesi dall’inizio dell’emergenza sanitaria, poter dare risposte diagnostiche ai nostri assistiti che manifestano nuovi sintomi e assicurare loro una presa in carico tempestiva e adeguata, nonché dare indicazioni precise ai loro conviventi. Sarebbe imperdonabile incorrere nuovamente nelle stesse mancanze testimoniate finora e ben descritte in questo articolo de “Il Post”[4].

Tuttora, nella maggior parte delle aree di competenza delle ATS lombarde, viene sottoposto al tampone diagnostico soltanto chi accede al Pronto Soccorso – manifestando sintomatologia grave – e gli operatori sanitari sintomatici. Da pochi giorni, i MMG possono richiedere i tamponi di riammissione all’attività lavorativa e i test sierologici, ma soltanto a soggetti i cui sintomi sono terminati da più di 14 giorni. Ancora non ci è consentito richiedere tamponi diagnostici.

La scelta di utilizzare i tamponi non in fase precoce, ma dopo due settimane di assenza di sintomi, ci appare per certi versi un controsenso: la sensibilità del tampone faringeo è estremamente variabile in base alla fase della malattia e a fattori legati alla sua esecuzione [5]. Ciò significa che il test permette di avere un’informazione univoca quando positivo, ma se negativo non garantisce una risposta totalmente affidabile: potrebbe essere falsamente negativo e non escludere che il soggetto abbia contratto l’infezione [6].

Utilizzando i tamponi in questo modo corriamo il rischio di dare una falsa sicurezza a molti lavoratori che devono rientrare in attività; inoltre, continuiamo a non identificare i nuovi casi che si verificano sul nostro territorio, negando loro un’adeguata presa in carico e omettendo alla tutela della collettività l’isolamento dei contatti dei nuovi positivi.
I test sierologici potrebbero diventare un ulteriore prezioso strumento utile alla medicina del territorio [7]. Al momento attuale, tuttavia, le conoscenze in merito all’immunità sviluppata a seguito dell’infezione da Sars-CoV-2 non sono sufficienti per poter interpretare i risultati dei test sierologici in modo univoco [8]: con il prossimo avanzamento della ricerca scientifica in merito auspichiamo che il ruolo delle indagini sierologiche per la diagnosi di COVID-19 sia progressivamente implementato.

L’approccio domiciliare precoce non è realizzabile senza gli strumenti diagnostici esistenti a disposizione dei MMG. In previsione di un possibile aumento di casi in conseguenza della parziale riapertura del 4 maggio, i Medici di Medicina Generale devono essere forniti di mezzi adeguati per tracciare il contagio, contenerlo, e dare risposte adeguate ai nuovi casi. Il rischio che si corre è, da un lato, di continuare a non tener traccia della diffusione del contagio e, dall’altro lato, di lasciare i nuovi pazienti al domicilio ancora senza una diagnosi e un’adeguata presa in carico.

Dott.ssa Ajmone Marsan Maria, O.M. Brescia 09495

Dott.ssa Bartolaminelli Clara, O.M. Brescia 07824

Dott.ssa Bozza Gaia, O.M. Brescia 09269

Dott. Bracchitta Luigi, Milano cod. reg. 22256

Dott. Cardito Michel, O.M. Brescia 09621

Dott.ssa Castiglione Bianca, O.M Milano 44724

Dott.ssa Cerfeda Giulia, O.M. Milano 46658

Dott.ssa Coazzoli Chiara, O.M. Brescia 09521

Dott.ssa Cocchi Simona, O.M. Brescia 09812

Dott.ssa Destrijcker Coralie, O.M. Brescia 09594

Dott.ssa Domenighini Elisabetta, O.M. Brescia 09676

Dott. Fagioli Nicolò, O.M. Pavia 9772

Dott.ssa Favini Marta, O.M. Milano 43862

Dott.ssa Fiore Lucia, O.M. Brescia 09910

Dott.ssa Gasparini Francesca, O.M. Brescia 09914
Dott.ssa Gregorini Silvia, O.M. Brescia 09917

Dott.ssa Lazzarini Sara, O.M. Brescia 09445

Dott.ssa Levitchi Olga, O.M. Brescia 08809

Dott.ssa Mantelli Alessandra, O.M. Brescia 9831

Dott.ssa Mezzone Monica, O.M. Brescia 09285

Dott.ssa Parolini Sara, O.M. Brescia 09129

Dott.ssa Peschiera Sara, O.M. Brescia 09763

Dott.ssa Piardi Maura, O.M. Brescia 09764

Dott.ssa Putignano Denise, O.M. Brescia 09765

Dott. Radici Gianbattista, O.M. Brescia 09219

Dott.ssa Smussi Ilaria, O.M. Brescia 07876

[1] Peck KR, Early diagnosis and rapid isolation: response to COVID-19 outbreak in Korea, Clinical Microbiology and Infection, https://doi.org/10.1016/j.cmi.2020.04.025.

[2]https://www.sanitainformazione.it/salute/visite-domiciliari-cure-precoci-e-controllo-da-re moto-con-il-modello-piacenza-il-coronavirus-si-sconfigge-casa-per-casa/

[3] Dunlop C. et al. The coronavirus outbreak: the central role of primary care in emergency preparedness and response. BJGP Open 2020; DOI: 10.3399/bjgpopen20X101041

[4] https://www.ilpost.it/2020/04/22/lombardia-malati-sospetti-covid-non-esistono/

[5] Li Y, Yao L, Li J, et al. Stability issues of RT‐PCR testing of SARS‐CoV‐2 for hospitalized patients clinically diagnosed with COVID‐19. J Med Virol. 2020;1–6. https://doi.org/10.1002/jmv.25786

[6] Winichakoon P, Chaiwarith R, Liwsrisakun C, Salee P, Goonna A, Limsukon A, et al. Negative Nasopharyngeal and Oropharyngeal Swab Does Not Rule Out COVID-19. J Clin Microbiol 2020. https://doi.org/10.1128/JCM.00297-20.

[7]
https://www.evaluate.com/vantage/articles/analysis/spotlight/covid-19-antibody-tests-face
-very-specific-problem
[8] Long, Q., Liu, B., Deng, H. et al. Antibody responses to SARS-CoV-2 in patients with
COVID-19. Nat Med (2020). https://doi.orq/10.1038/s41591-020-0897-1

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