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giustizia

Le persone, la legge e la giustizia: sono vicine tra loro?

Un piacevole incontro con l’editore, il giovane figlio Enrico, e il Collega di lavoro. È nata così la proposta e l’idea di questa rubrica su “InterValli”.
Il proposito e l’obbiettivo dell’editore è (ancora e sempre) quello di avvicinare le persone alle cose della quotidianità, proseguendo così il cammino intrapreso, da circa dieci anni, allorquando nacque il mensile “InterValli”.
In particolare, con questa rubrica, l’editore intende avvicinare le persone alla Legge e alla Giustizia, che talora, di primo acchito, paiono (o sono), per più ragioni, molto distanti tra loro o addirittura, qualche volta, non si capiscono affatto.
Insomma, lo scopo che si deve/dovrà prefiggere questa rubrica è quello di semplificare le cose della quotidianità (secondo il principio della sana “concretezza” che deve contraddistinguere il nostro agire) e, soprattutto, renderle davvero accessibili e comprensibili ai più, e non solo agli “addetti ai lavori”.
L’idea è davvero bella. Il compito è un po’ più difficile.
Tuttavia, insieme, e con la collaborazione dei lettori di “InterValli”, vale la pena provarci.
Sappiamo che in Italia, più che in altri paesi, spesso ci si aggroviglia attorno alle oltre centomila leggi, e che, in teoria, dovremmo conoscere secondo il principio che “la legge non ammette ignoranza”.
Negli ultimi anni, grazie ad una diversa concezione di concepire la tutela delle persone e, soprattutto, della disabilità vi è stata, in taluni casi, una vera e propria “rivoluzione”, in senso positivo.
Sono nati e cresciuti così ottimi spunti legislativi. Ciò è stato possibile grazie all’impegno, ma, soprattutto, alla sensibilità e all’urgenza che anima chi davvero “soffre”, in prima persona, all’interno della propria famiglia. Insomma, per risolvere i problemi era necessario parlare di diritto utilizzando la “voce del cuore”, anche se l’impresa, tra articoli, commi e cavilli, è difficile.

LEGGE SU: ”L’AMMINISTRAZIONE DI SOSTEGNO”.
Un chiaro esempio, tuttavia, di questa nuova visione del diritto, della legge e della giustizia, è la legge su “L’Amministrazione di Sostegno” (legge 9 gennaio 2004, n. 6).
“L’Amministrazione di Sostegno” si affianca così agli istituti giuridici dell’interdizione e dell’inabilitazione, aspirando, nemmeno troppo segretamente, a soppiantare questi due istituti che, per secoli, sono stati “vissuti” come un marchio infamante e con connotazione fortemente negativa da parte di chi aveva il problema in casa.
Da allora, dal 2004, i soggetti più deboli, quelli indeboliti dalla società, con l’”Amministrazione di Sostegno” hanno la possibilità di avere un “angelo custode”.
Si può, quindi, affermare che attraverso questa legge nasce un nuovo diritto civile non calato dall’alto, che valorizza la persona e le sue aspirazioni, con l’obiettivo di ridare alle persone deboli il gusto dei loro diritti. (vedi box a fianco).

LEGGE DEL “DOPO DI NOI”.
E così, sulla base di questa nuova concezione del rapporto tra persone, legge e giustizia, e grazie alle spinte e alle iniziative di chi “il problema ce l’ha in casa”, si è proseguito su quel cammino virtuoso e positivo.
E’ di questi giorni l’approvazione di altra importante legge che riguarda, direttamente, un problema centrale della nostra società e delle nostre famiglie e che è nota come la legge del “Dopo di noi” (legge 24 giugno 2016, n. 146, “Disposizioni in materia di assistenza in favore delle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare”).
Il Legislatore, con questa recente legge, si prefigge l’obiettivo di “favorire il benessere, la piena inclusione sociale e l’autonomia delle persone con disabilità” (art. 1, 1° co.); e per far questo agevola “la stipula di vincoli di destinazione di cui all’articolo 2645-ter del codice civile … in favore di persone con disabilità grave” (art.1, 3° co.).
Il vero obbiettivo di questa recentissima legge è: a) sia quello di agevolare l’esistenza, per quanto possibile, autonoma dei disabili gravi; b) ma anche quello di aiutare i genitori del disabile (o, comunque, i parenti che svolgano le attività di cura nei suoi confronti), il tutto con lo scopo di pianificare un adeguato sostegno per il tempo in cui non saranno più in vita. In sintesi: il “Dopo di noi”.

PROPOSTA DI LEGGE: I “CAREGIVER FAMILIARI”
Sempre su questa scia virtuosa e positiva, di avvicinare le persone deboli alla legge ed alla giustizia, va segnalato la proposta di legge che riguarda i “Caregiver familiari”.
Oramai, da qualche tempo, il nostro legislatore ha sempre più radicato il “vizio” di inserire delle parole in lingua inglese per la propria produzione normativa: si pensi, ad esempio, alla nota legge sul “Jobs act”. Il nostro legislatore non si rende conto che così facendo rende più difficile l’immediata comprensione ai più, anche se è vero che, negli ultimi decenni, il livello di conoscenza e apprendimento delle lingue straniere in Italia è sicuramente aumentato.
Ora, in questo caso, per questa nuova proposta di legge (i “Caregiver familiari”), che è davvero molto interessante ed utile per le persone, si è presa a prestito una parola che è anche difficile da tradurre nella nostra lingua, proprio con l’obbiettivo contrario, a quello che si propone chi è concreto e diretto, e che è proprio l’idea e, al contempo, la ragione che fa nascere questa rubrica.
Chi sono i “Caregiver familiari” e di cosa tratta questa proposta di legge?
Si vuole introdurre anche in Italia “il riconoscimento della qualifica di caregiver familiari” a coloro i quali in ambito domestico si prendono cura, a titolo gratuito, di un familiare o di un affine entro il secondo grado che risulti convivente, ovvero di un minore dato in affidamento, che a causa di una malattia o disabilità necessita di assistenza continua, per almeno 54 ore settimanali.
I caregiver familiari, detto in parole semplici, intende “riconoscere e tutelare il lavoro svolto dai caregiver familiari e a riconoscere il valore sociale ed economico per la collettività”. Si tratta, insomma, di quei familiari che vivono in una condizione di abnegazione quasi totale, che compromette i loro diritti umani fondamentali: quelli alla salute, al riposo, alla vita sociale e alla realizzazione personale. Non solo, l’impegno costante del ‘caregiver familiare’ prolungato nel tempo può mettere a dura prova l’equilibrio psicofisico del prestatore di cure ma anche dell’intero nucleo familiare in cui è inserito.
È proprio Bergamo, grazie all’attività dell’”Associazione “Abitare le età” (che conta già centinaia di iscritti, a dimostrazione dell’attualità del problema), sarà una delle prime città d’Italia ove si terranno, durante il mese di ottobre e novembre 2016, tre interessanti conferenze per analizzare ed approfondire la tematica dei “Caregiver familiari” (vedi box a fianco).
Giorgio Rossi (*)

(*) Avvocato in Bergamo

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