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Intolleranti al latte? A Grone stracchini e formaggelle sono «senza lattosio»

Stracchini e formaggelle senza lattosio, realizzati direttamente nel caseificio aziendale,  con il latte appena munto. E’ la novità proposta dall’imprenditrice agricola Chiara Consoli, titolare con il marito Camillo e la sorella Gloria, dell’agriturismo S. Antonio a Grone, in provincia di Bergamo.  

“L’dea di produrre alcuni formaggi freschi senza lattosio mi è venuta perché molti degli ospiti del nostro agriturismo presentano  intolleranze a questo zucchero  e quindi non possono  gustare interamente il  menù che proponiamo – racconta Chiara  –; un vero peccato perché i formaggi rappresentano una parte importante della nostra produzione e hanno un posto d’onore sulle nostre tavolate. Anche io ho questo problema e so cosa vuol dire rinunciare al latte e ai suoi derivati”.  

Coldiretti Bergamo spiega che la difficoltà ad assorbire il lattosio è un disturbo sempre più diffuso e si rileva spesso anche tra chi fa gli acquisti nei punti vendita aziendali e nei mercati di Campagna Amica. Secondo le indagini statistiche di Nielsen e Ministero della Salute, nel nostro Paese ci sarebbero 1.100.000 intolleranti al lattosio e 305.000 allergici al latte (in questo ultimo caso sono interessate le proteine del latte). Se gli intolleranti possono consumare moderatamente i formaggi a lunga stagionatura perché durante questa fase il lattosio viene trasformato in acido lattico, così non accade per  gli altri tipi di formaggi. 

 “Per poter servire un prodotto  adatto anche a chi non riesce ad assorbire correttamente il lattosio – prosegue Chiara – utilizzo nella fase di caseificazione un enzima specifico, un procedimento di per sé abbastanza semplice. La parte più impegnativa è l’organizzazione  del laboratorio, per garantire una gestione separata delle produzioni, con lattosio e senza lattosio, ed evitare eventuali  contaminazioni. Anche la stagionatura e la conservazione avviene in luoghi ben distinti”. 

L’agriturismo S. Antonio ha un allevamento di 55 capi, di cui 26 bovine in lattazione. Ogni settimana destina un quintale di latte a questa tipologia di produzione per accontentare chi per motivi di salute deve seguire una dieta “lattosio free” ma vuole comunque continuare a fare la spesa dal contadino di formaggi freschi o mediamente stagionati. “L’iniziativa di Chiara dimostra come le imprenditrici abbiamo una particolare sensibilità verso le innovazioni e il mercato – sottolinea Elena Lazzarini, responsabile di Donne Impresa Coldiretti Bergamo – , è un esempio di come si possa coniugare la qualità delle produzione andando incontro alle esigenze dei consumatori, sempre più attenti agli aspetti salutistici dei cibi che consumano quotidianamente”. 


 

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