In questi giorni è apparsa sulle prime pagine di tutti i giornali e in TV la notizia che sarebbe pronto per essere immesso in commercio il vaccino anti coronavirus dell’azienda farmaceutica americana Pfizer e della tedesca Biontech. La notizia ha subito e giustamente fatto nascere nuove speranze in tutto il mondo, tanto che anche le borse di tutto il mondo hanno avuto un indice in netto rialzo. Si tratterebbe di un vaccino efficace nel 90% dei casi, che per un vaccino è un valore molto elevato.
La commissione Europea ha approvato l’acquisto di 300 milioni di dosi, compresi vaccini diversi da quello della Pfizer, all’Italia ne spetterebbero il 13% che equivalgono a circa 39 milioni di vaccini.
ll vaccino anti Covid sviluppato dalle aziende Pfizer e BioNTech si basa su una delle tecnologie più innovative e avanzate, adottata anche da altre due grandi aziende in corsa: la tedesca Curevac e l’americana Moderna.
Tutti e tre i vaccini hanno superato la terza e ultima fase della sperimentazione clinica e tutti e tre sono vaccini a Rna.
Lo sviluppo di un vaccino è un processo piuttosto lungo ed elaborato che inizia con l’isolamento e lo studio delle caratteristiche del microrganismo responsabile della malattia, successivamente il potenziale vaccino viene sottoposto alla sperimentazione pre-clinica che include studi in laboratorio e su animali. Questa fase permette di selezionare i tipi di vaccini che nei modelli sperimentali sono risultati più promettenti e sicuri, tanto da poter essere avviati alla fase clinica preliminare sull’uomo. A questo punto il vaccino entra nella sperimentazione clinica che deve realizzarsi in quattro fasi: le prime tre precedono l’autorizzazione all’immissione in commercio e la quarta viene condotta quando il vaccino è già disponibile sul mercato e consiste in un continuo monitoraggio delle reazioni avverse sia quelle gravi che lievi, nel corso della campagna vaccinale, che per il coronavirus, come per altro è successo per molte malattie come per esempio il morbillo e l’influenza, interesserà centinaia di milioni di persone.
Un problema dei vaccini contro il coronavirus è che si devono conservare alla temperatura di – 70 gradi e ad una normale temperatura di frigorifero resistono solamente 5 giorni. E’ evidente quindi che dovranno essere programmate delle strategie molto ben organizzate e pianificate per la distribuzione e la somministrazione di questi vaccini che dovrà essere la più rapida possibile per mantenerne al massimo l’efficacia. Ovviamente poi il vaccino dovrà essere eseguito praticamente sulla totalità della popolazione mondiale, ma siccome non tutte le dosi arriveranno insieme sul mercato, si dovranno creare delle priorità e quindi dapprima i vaccini verranno praticati ai soggetti più a rischio che sono le persone fragili con patologie croniche e gli operatori sanitari. In Italia allo scopo si prevede l’arrivo a fine gennaio di 1.700.000 dosi. Ci sarà poi da decidere se il vaccino dovrà essere iniettato anche nei soggetti che sono già guariti da COVID 19, dato che le ricadute si sono dimostrate estremamente rare in tutto il mondo e in quelle persone che al test sierologico hanno evidenziato un alto livello di anticorpi anti coronavirus.
Termino con una precisazione: COVID 19 non è il nome del virus ma il nome della malattia, infatti significa Corona Virus D, dove la D sta per disease che in inglese significa malattia.
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Palazzo Gallio, a Gravedona, ha ospitato ieri pomeriggio l’incontro pubblico organizzato dall’Asst Valtellina e Alto Lario, in collaborazione con la Comunità Montana Valli del Lario