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Il singhiozzo

Il singhiozzo (singulto) è un sintomo molto frequente che tutti abbiamo sperimentato. Nella grande maggioranza dei casi è un disturbo del tutto benigno e transitorio, ma in alcuni casi può divenire persistente e particolarmente fastidioso oppure più raramente può essere la spia di patologie addominali o extra addominali.
Il singhiozzo avviene in 2 tempi: una contrazione spasmodica involontaria del diaframma seguita da una chiusura della glottide (porzione della laringe dove si localizzano le corde vocali). Il caratteristico suono deriva dalla vibrazione delle corde vocali chiuse mentre l’aria affluisce bruscamente ai polmoni. La causa scatenante è l’irritazione del nervo frenico, che ha il compito proprio di controllare le contrazioni del diaframma.
Episodi di singhiozzo occasionale e di breve durata possono essere provocati da ingestione di pasti troppo abbondanti, bevande gassate, abuso di alcolici, oppure da episodi di riso particolarmente prolungati.
Le cause più frequenti del singhiozzo persistente sono: la dilatazione gastrica, la gastrite, il diabete mellito scompensato, l’insufficienza renale, la pancreatite e la calcolosi della colecisti. Più raramente possono essere presenti patologie di maggiore gravità come tutte le condizioni patologiche che occupano spazio nella scatola cranica, provocando un aumento della pressione endocranica, oppure tumori dello stomaco o del pancreas.
In media un episodio di singhiozzo occasionale ha una durata che varia da pochi secondi a qualche minuto. Nei casi di singhiozzo persistente, legato a malattie, può durare anche ore, mentre nei casi più gravi può avere una durata di giorni.
L’attacco di singhiozzo più lungo mai registrato appartiene allo statunitense Charles Osborne, a cui il singhiozzo arrivò nel lontano 1922 mentre, nella sua tenuta nello Iowa, sollevava un peso. Il singulto continuò, dapprima con un ritmo folle (40 singhiozzi al minuto) e poi più lentamente (“solo” 20) fino al 1990. 68 anni di singhiozzo, una vita intera, in cui si stima che i singulti siano stati circa 430 milioni. Non si sa per quale motivo il malcapitato abbia smesso di singhiozzare; si sa solo che un anno dopo l’ultimo singhiozzo il signor Osborne è morto alla veneranda età di 97 anni. La cosa avrebbe dell’incredibile se non fosse per le rigide regole che determinano l’accettazione dei record, dato che è stato inserito nel guinnes dei primati.
Nel caso di singhiozzo occasionale sono solitamente sufficienti dei provvedimenti non farmacologici. La maggior parte degli approcci non farmacologici sono più che altro frutto di tradizione popolare e non c’è quasi mai un approccio scientifico che possa permettere di trovare un razionale, fanno eccezione: aumento della pressione ematica di CO2  respirando in un sacchetto di carta, un po’ come si fa in caso di iperventilazione, oppure trattenendo il fiato il più a lungo possibile oppure ancora tramite iperstimolazione del nervo vago tramite ingestione di acqua molto fredda, compressione dei globi oculari o con la manovra di Valsalva (espirazione forzata a glottide chiusa).
Un tipo molto frequente di singhiozzo è quello che si manifesta nei lattanti. Per cercare di prevenirlo è importante evitare di fare ingurgitare troppa aria durante l’allattamento. Come? Evitando poppate troppo lunghe, interrompendo più volte l’allattamento ed eventualmente facendo ricorso a ruttini intermedi. Inoltre è consigliabile far mantenere al lattante il busto in posizione eretta sia durante che subito dopo l’allattamento.
In caso di singhiozzo persistente ed incoercibile può essere necessaria la somministrazione di farmaci. L’unico farmaco ad avere l’indicazione in scheda tecnica per il singhiozzo è la clorpromazina (Largactil). Un altro farmaco spesso efficace, pur non avendo l’indicazione in scheda tecnica, è la metoclopramide (Plasil).

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