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Il settore vitivinicolo bergamasco sotto pressione

Il settore vitivinicolo bergamasco sotto pressione

Il settore del vino a Bergamo si trova in una situazione difficile a causa dei costi sempre più alti della produzione e di una normativa europea rigida. Anche se la qualità della produzione vitivinicola durante l’ultima campagna è stata buona, i produttori sono preoccupati per il futuro.

Andrea Longaretti, responsabile vitivinicolo di Coldiretti Bergamo, spiega che le aziende stanno affrontando aumenti significativi non solo per l’energia, ma anche per il vetro, sughero, plastica e cartone, con un aumento delle bottiglie che va dal 45% al 150% a seconda della tipologia e un aumento dei tappi, cartoni e capsule del 20-45%.

La viticoltura bergamasca sta cercando di crescere in qualità e di mantenere un legame con il territorio, ma queste difficoltà rendono la situazione complessa. Secondo ISTAT, la produzione di vino DOC, DOGC e IGT nella provincia di Bergamo nel 2022 è stata di 15.500 ettolitri.

Longaretti sottolinea che c’è anche una preoccupazione per le novità previste per le etichette, una rivoluzione che sarà determinata non solo dalla legislazione vitivinicola, ma anche da quella ambientale e sanitaria.

Il via libera dell’Unione Europea alle etichette allarmistiche sul vino in Irlanda sta causando molte discussioni, poiché rappresenta un pericoloso precedente che potrebbe portare a una normativa europea che mette a rischio una delle filiere più importanti del paese.

Il direttore di Coldiretti Bergamo, Carlo Loffreda, sottolinea che questa decisione della Commissione è la conseguenza di ripetuti sforzi a livello europeo per penalizzare il settore, come il tentativo di escluderlo dai finanziamenti europei per la promozione nel 2023. Si tratta di un approccio ideologico nei confronti del vino, che fa parte della dieta mediterranea e che ha una storia di 10.000 anni.

Coldiretti Bergamo giudica positivamente l’iniziativa del Ministro delle Politiche Agricole Lollobrigida per un documento comune tra Italia, Francia e Spagna, che sono i maggiori produttori, per fermare le etichette allarmistiche sul vino che non tengono conto delle quantità consumate.

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