Si è difeso in aula il 73enne di Clusone, L.B. queste le iniziali, che lo scorso 30 marzo era stato arrestato dopo l’ennesimo incendio al Ponte del Costone che aveva bruciato circa 40 ettari di bosco.
I Carabinieri lo stavano pedinando ormai da alcune settimane ed avevano visto la sua autovettura nei pressi del Costone mentre si accostava a lato della strada rallentando e facendo passare le autovetture che lo seguivano. Tra queste auto vi era anche una pattuglia in borghese dove i militari avrebbero notato l’uomo gettare qualcosa dal finestrino. Sono così tornati indietro per cercare in mezzo alla sterpaglia cosa fosse, ma dopo pochi istanti è divampato il rogo. Il 73enne era stato fermato e arrestato. Nell’abitazione di L.B. i militari avrebbero poi trovato incenso e carburo necessari per poter fabbricare congegni in grado di far divampare le fiamme in breve tempo. L’uomo, difeso dall’avvocato Gianluca Quadri e rinviato a giudizio per incendio doloso si difende così: ““È impossibile che i carabinieri mi abbiano visto lanciare ordigni dalla mia macchina, semplicemente perchè il finestrino era rotto e non si abbassa”. La stessa accusa con la quale è già a processo per altri 13 incendi sempre al Costone di cui 7 consumati e altri non andati a buon fine, a partire dal 24 dicembre 2014 per arrivare all’8 aprile 2015, in un’indagine con foto e celle telefoniche che lo collocano nella zona al momento delle fiamme.