Il nuovo decreto sarà firmato tra oggi e domani. Sarebbe dovuto arrivare pronto ancora ieri sera e invece lo scontro tra i partiti e con le Regioni ha rallentato le procedure. Tra gli ultimi dilemmi quello del coprifuoco, ovvero l’orario oltre il quale si fermeranno le attività e le persone dovranno tornare a casa. Il Premier Giuseppe Conte non lo voleva, perché “contrario a imporre forzature non necessarie che vadano a limitare eccessivamente la libertà dei cittadini”. Al contrario, alcune regioni, tra cui la Lombardia, chiedevano di far scattare la stretta alle 18. Il PD, con Dario Franceschini e Francesco Boccia e il sostegno del ministro Speranza, si è battuto invece per non andare oltre le 20. Dello stesso parere Nicola Zingaretti: “tutti a casa per l’Italia intera”. “Alle 23 il coprifuoco non serve più a niente”, sottolineano. Quindi? Forse le 21, anche se l’alternativa più probabile è che non si possa uscire senza un valido motivo dopo le 22. La giornata è lunga e si attendono notizie da Palazzo Chigi.
Zone rosse. Roberto Speranza, ministro della Salute, vorrebbe farle scattare già oggi, ma i governatori pensano sia meglio aspettare venerdì. Le Regioni più vicine al lockdown sono Lombardia e Piemonte, con un indice Rt sopra a 2. Tuttavia, ha rassicurato Attilio Fontana: “Non si ipotizza nemmeno lontanamente un lockdown in stile marzo e aprile”. Giuseppe Conte spera ancora di riuscire a salvare la scuola in alcune regioni, ma i ministri del PD lo ritengono inutile e stanno provando a far saltare questo “livello di intervento.