Sul caso legato alla sparizione di Fabrizio Garatti, noto nella bassa Vallecamonica come “Biscio”, non si indaga più per sequestro di persona, ma per omicidio. Dopo l’ultima proroga concessa alle indagini, gli inquirenti pensano che Garatti possa aver fatto una brutta fine.
Dal tardo pomeriggio di giovedì 26 maggio 2016, dopo l’incontro con un amico in un bar nel centro di Costa Volpino, di lui si sono perse le tracce. Parcheggiata all’esterno della farmacia c’era la sua jeep e all’interno sul sedile c’erano il telefonino, il portafoglio e i documenti, quasi come se qualcuno, all’improvviso, l’avesse preso con la forza. Fabrizio Garatti, 45 anni, di casa a Gratacasolo di Pisogne con la compagna e il figlio, professione ufficiale impiegato nella ditta del cognato, ma con un passato inserito nel mondo del traffico di droga. Ad avvalorare la tesi di una fine tragica c’è il silenzio inquietante che dura da 15 mesi e i Carabinieri, che lo conoscevano bene, hanno cominciato a nutrire seri dubbi sulla possibilità di ritrovarlo in vita. Nel 2009 furono proprio i militari di Clusone a sorprenderlo con quaranta chili di marijuana in macchina. E già all’epoca il «Biscio» risultava legato a personaggi di un certo spessore per quanto riguarda lo spaccio di stupefacenti: nomi noti di Paratico e Darfo Boario. Subito dopo la sua sparizione i sommozzatori hanno scandagliato il fondale del lago alla ricerca di Garatti. In questi mesi gli inquirenti hanno fatto un uso massiccio di intercettazioni telefoniche. Per gli investigatori Garatti non avrebbe mai lasciato gli affari legati al traffico di droga. Inoltre sono stati trovati 1milione 400 mila euro, in contanti: quasi un milione diviso in diverse mazzette nascosto sotto il pavimento del pollaio del padre Franco, al Piano di Costa Volpino, gli altri nella casa di Gratacasolo. Dopo tutte le intercettazioni, le azioni di intelligence, le verifiche incrociate, ora gli inquirenti hanno modificato il capo d’indagine da “scomparsa” in “omicidio”.