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Distribuzione geografica dei casi, ospedalizzati, terapie intensive. A che punto siamo?

La situazione che ci si presenta dinnanzi oggi è molto diversa da quella di marzo o aprile. Sono stati fatti passi avanti su tutti i fronti: si fanno molti più tamponi, si tracciano meglio i contatti dei positivi e si individuano, di conseguenza, molte più persone positive al coronavirus ma asintomatiche o con pochi sintomi. Questo nei mesi più critici non accadeva e i il numero giornaliero di casi della Protezione Civile riportava solo i casi più seri, poiché i tamponi, appunto, venivano eseguiti solo sui casi che presentavano sintomi importanti.

Per questa ragione, ad oggi limitarsi a leggere tutti i giorni il numero dei nuovi positivi non è sufficiente per capire l’andamento della pandemia, che comunque, sottolineiamo, ha ripreso forza. Per comprendere più chiaramente l’andamento del virus ci sono due dati che offrono uno spaccato più accurato della forza del virus: il numero di ricoveri in ospedale e il numero di persone in terapia intensiva. Sono questi i dati che pesano sul sistema sanitario e quindi di importanza rilevante.

Oggi in Italia ci sono 1.437 persone colpite dal covid-19 ricoverate in ospedale, di cui 109 in terapia intensiva. Una settimana fa i ricoveri erano 1.131, mentre quelli in terapia intensiva erano 69. Nell’ultima settimana i ricoveri in terapia intensiva sono cresciuti del 58%, riportandoci al numero di terapie del 24 giugno.

Distribuzione dei malati in Italia. La regione con più ricoveri è il Lazio (343), seguita dalla Lombardia (220), Campania (163),  Puglia (140) ed Emilia Romagna (104). Per quanto riguarda invece le terapie intensive? La Lombardia è al primo posto (22), seguita da Sicilia (12), Emilia Romagna (10), Lazio e Veneto (9). Rispetto al passato la distribuzione dei casi è più omogenea ma, è indubbio, la pandemia sta di nuovo accelerando, seppur non ai ritmi della primavera. Ma i casi seri, quelli che richiedono il ricovero, stanno nuovamente crescendo. Quindi allerta massima.

 

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