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Diario di Bordo: al rifugio Franco Tonolini

Diario di Bordo” è una rubrica che nasce con l’intento di diffondere l’amore per la montagna e la conoscenza del nostro spettacolare territorio. La suggestiva cornice montana della Valle Camonica, in provincia di Brescia, così come ciò che sono in grado di offrire le Orobie e le Prealpi, in provincia di Bergamo, spingono ogni anno migliaia di persone a muoversi, fare fatica e sacrificarsi per raggiungere la vetta. I rifugi sono la meta prescelta di molti, e la fortuna vuole che da noi ci sia l’imbarazzo della scelta. Ecco perché, di settimana in settimana, andremo a raccontare le emozioni provate durante una salita nello specifico. La narrazione sarà caratterizzata da pochi tecnicismi: lasceremo parlare il cuore.

Oggi parleremo del Rifugio Franco Tonolini, il più antico rifugio del massiccio dell’Adamello. Situato a 2.450 m s.l.m. fu costruito nel 1891 su iniziativa di Paolo Prudenzini, pioniere dell’alpinismo in Valle Camonica, e del suo amico Fadigati. Nel 1921 fu intitolato alla memoria del capitano Franco Tonolini, medaglia d’oro al valor militare, caduto durante la Grande Guerra a Montagnola di Valdobbiadene.

Per raggiungerlo occorre lasciare la SS42 del Tonale a Malonno in direzione di Zazza. In alternativa, si può lasciare la statale a Sonico in direzione di Rino. In entrambi i casi si raggiunge il famoso quadrivio noto come “Le quattro strade”. Qui si trovano diversi cartelli con le direzioni per raggiungere i numerosi rifugi della zona. Si percorre quindi una carrozzabile ben asfaltata, si supera il Ristoro Valmalga e si giunge nei pressi della Malga Premassone, dove un ampio parcheggio consente di parcheggiare. Altrimenti si può parcheggiare nei pressi del ponte che precede la Malga.

Inizia la salita e subito ci si trova di fronte un bivio importante: i segnavia indicano sulla sinistra il percorso per il Rifugio Baitone e il Rifugio Tonolini, mentre proseguendo dritti si va al Rifugio Gnutti. Noi abbiamo proseguito verso sinistra, ma va detto che anche seguendo il sentiero per lo Gnutti si può giungere al Tonolini, allungando il cammino di circa un’ora e mezza.

Seguendo la sinistra (sentiero n.13) si percorre una mulattiera con vari tornanti e una pendenza che non concede tregua. Alcuni punti di riferimento nella prima ora di camminata sono: un ruscello che attraversa il cammino, un tavolo in legno con panchine (l’unico tratto morbido della prima ora di camminata), una casa bianca e una cabina dell’Enel sulla sinistra. Superata la prima parte, la pendenza diminuisce e si comincia a vedere il rifugio Baitone. Arriviamo quindi in cima alla diga che chiude il lago Baitone (m.2283), dove ulteriori segnavia indicano diverse mete raggiungibili da quel punto. Qui un panorama mozzafiato si concede ai nostri occhi ripagando gli sforzi compiuti: uno specchio d’acqua dove cielo, montagne e qualche rimasuglio di neve si riflettono. Diventa quasi impossibile distogliere lo sguardo, ma alzando la testa si intravede, in lontananza, il Rifugio Tonolini.

L’impressione, come spesso accade in queste circostanze, è che il rifugio sia a un passo da noi ma al tempo stesso la strada è ancora lunga. Superato un tratto pianeggiante, il percorso torna ripido. È lo sprint finale, poi finalmente il rifugio, situato dinnanzi al lago Rotondo, luogo perfetto per ricaricare le pile dopo un buon piatto tipico della Valle Camonica. Nel nostro caso: pasta con asparagi e pancetta di primo, polenta e formaggio fuso di secondo. Ristoratori gentili e di bella presenza.

Tempo impiegato: circa 2 ore e 45 minuti con un dislivello intorno ai 900 metri. Un ambiente suggestivo con un percorso vario, si passa da zone boschive ad altre prevalentemente rocciose man mano che si compie l’ascensione. Al Rifugio Tonolini corpo e mente si incontrano, donando un’esperienza emozionale difficile da esprimere con semplici parole. Da qui si possono effettuare numerose escursioni, come la cima Piem o il corno del Bait. Una camminata impegnativa che potrebbe richiedere una certa preparazione atletica. Il consiglio è quello di procedere gradualmente, magari macinando un po’ di km con altre camminate più brevi.

Francesco Moretti

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