Dal primo giugno Stefano Ambrosini, 55 anni, ragioniere di Bergamo con casa a Torre Boldone, è ai domiciliari con l’accusa di peculato, perché da liquidatore, dunque da funzionario pubblico, avrebbe sottratto 432 mila euro a due società: la Nuovo modulo di Nembro e la Rce di Lallio.
Interrogato la scorsa settimana, ha scelto di il silenzio. Il gip Ciro Iacomino ha disposto anche il sequestro preventivo dei beni. Secondo le indagini del pm Emanuele Marchisio, con un’autorizzazione del 29 dicembre 2016, Ambrosini avrebbe ottenuto 180 mila euro di compenso con un’autorizzazione contabile spedita alla Banca dallo stesso Ambrosini, dopo che la contabile della Nuovo modulo di Nembro si era rifiutata di assecondarlo sulla mail. Secondo gli inquirenti, la certificazione, senza timbro e con il cognome del giudice relatore sbagliato («Gilardi» anziché «Giraldi»), sarebbe fasulla, disconosciuta dallo stesso Tribunale. A confermare l’impianti accusatorio ci sarebbero anche le presunte manomissioni dei saldi di conto corrente, in aumento rispetto al reale e delle voci relative alle uscite, così da occultare i pagamenti effettuati a favore di se stesso. Anche qui è la contabile di Nembro a fornire materiale all’accusa attraverso due prospetti Excel del 2015: dimostrerebbero l’intervento di Ambrosini per non fare risultare il prelievo da 154.976 euro del 4 novembre. Gli altri prelievi sono da 37.408, 32.064 e di nuovo 32.064 euro. Rispetto alla Rce, Ambrosini è indagato invece per un bonifico da 101.536 euro, uno da 10 mila e tre da 10.688 euro. L’ultimo del 31 marzo scorso. Il gip sollecita ulteriori accertamenti, poi, su due versamenti da 16.500 euro a favore di una ditta edile di Palazzolo sull’Oglio: non c’è traccia dei lavori che, secondo il commercialista, l’impresa avrebbe eseguito per la Nuovo modulo. Il tribunale lo ha sollevato da tutti gli incarichi (7 come curatore, 4 come commissario giudiziale e 2 come liquidatore): la misura cautelare è stata disposta dal Giudice per il pericolo che Ambrosini possa reiterare condotte di falsificazione al fine di occultare le proprie responsabilità o che possa fare lo stesso in altre procedure.