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POlaster

Altra versione della rissa al Polaster di Artogne

Il 26enne albanese protagonista della movimentata notte tra sabato 7 e domenica 8 aprile davanti al locale Polaster tra Gianico e Artogne è stato dimesso dall’ospedale con una prognosi di quindici giorni e, con il suo legale, ha presentato una controdenuncia, contro ignoti, almeno sei persone, che lo avevano colpito e che lui potrebbe riconoscere, ora al vaglio del sostituto procuratore Mauro Leo Tenaglia (Foto: Il Giornale di Brescia).

Il legale del giovane albanese ha fatto anche sapere che non voleva fare male a nessuno ma ha solo pensato di salvarsi e nella manovra avrebbe investito con la sua auto sette persone. Sull’albanese pesa comunque una accusa di omissione di soccorso e fuga dopo incidente. Secondo la versione del 26enne tutto sarebbe iniziato dentro la discoteca quando la sua fidanzata aveva litigato con un’altra ragazza e lui si era messo in mezzo per dividerle e la cosa sembrava finita decidendo di lasciare il locale perché, sempre secondo la sua versione, alcuni giovani avrebbero espresso l’intenzione di picchiarlo. Una volta fuori sarebbe però stato accerchiato da una quindicina di persone che l’avrebbero preso a calci e pugni prima che potesse a salire in auto con la sua fidanzata. Salito a bordo della vettura il gruppo aveva iniziato a colpire l’auto e due finestrini erano stati infranti e temendo per la sua ragazza, aveva ingranato la marcia scappando e forse avrebbe colpito chi stava davanti al cofano mentre altri erano caduti senza essere investiti. La versione del 26enne, presentata dal suo legale, continua con l’affermazione che non voleva fare male a nessuno. Ma tutto era poi proseguito lontano ben 500 metri dal locale, quando, in auto aveva imboccato una strada secondaria e, dal senso opposto si era trovato di fronte un’altra vettura, una 500 rossa che aveva sbarrato la strada che aveva speronata la sua auto mandandola contro un muretto. A quel punto avrebbe chiamato i Carabinieri mentre quindici ragazzi avrebbero lanciato le pietre raccolte dalla massicciata dei binari. Attimi, tra grida di paura e insulti, che sarebbero stati registrati nel corso della chiamata alle forze dell’ordine. Lo stesso albanese all’arrivo dei militari, si era sottoposto volontariamente al test per rilevare tracce di alcol e droga nel sangue. In attesa delle conferme il legale del 26enne ha già chiesto al magistrato che indaga di acquisire le immagini delle numerose telecamere presenti nella zona del locale notturno tra Gianico e Artogne.

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