Se da una parte l’industria bresciana ha portato parecchi benefici per l’economia locale, l’altra facciata nasconde ombre che, dal passato, si trascinano fino ad oggi.
Soprattutto nelle zone con una alta concentrazione di industrie (come nelle valli) o di discariche (come a Montichiari), si soppesano i danni che il territorio ha subito e le conseguenze che ancora oggi deve sostenere. Ad aggiungersi a questi fardelli lasciati dall’industria, anche casi di malagestione dei cicli produttivi, di cui ne è esempio l’Econeproma di Dello, resposabile di aver inquinato pesantemente di trielina la falda e messa sotto sequestro nel 2011 dai Noe (Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri).
Purtroppo ci sono una grossa quantità di altre aziende che devono accollarsi la responsabilità e l’onere delle bonifiche. Regiona Lombardia conta al 31 luglio ben 76 siti contaminati. Oltre a Brescia, che presenta un numero di 10 siti (tra cui Caffaro, Baratti, ex Piccinelli) anche alcuni paesi della Valcamonica, dove la presenza industriale è molto alta. Darfo Boario Terme su tutti, con 5 siti inquinati (ex Sageter, l’acciaieria di Darfo e l’ex area industriale Italsider). Segue poi Pisogne, con 4 siti.
Anche in Valtrompia diverse le zone contaminate, con Gardone dove sono presenti altri 5 siti, di cui solo uno è un’area industriale dismessa mentre gli altri sono industrie ad oggi attive, che hanno iniziato l’inter di risanamento ambientale. Segue poi Villa Carcina, con 4 siti. Altri siti di interesse regionale sono i Laminatoi Sebino di Pisogne, la cromatura Staff di Rezzato, la Piombifera di Maclodio e la Macogna di Travagliato.
A Montichiari, nella bassa, sono presenti 14 discariche autorizzate, di cui fanno parte vecchi siti oggetto di smaltimenti illeciti, di cui le ex cave Accini e Baratti. I siti bonificati risultano fortunatamente superiori a quelli ancora da lavorare, con 130 in sicurezza, di cui l’ex ferriera Predalva di Pian Camuno e la Frendo di Orzinuovi.