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“Con il Memorandum delle Regioni alpine per lo sviluppo dell’agricoltura di montagna nell’ambito della Politica agricola comune cerchiamo di individuare un percorso equilibrato e condiviso fra le Regioni dell’arco alpino, inviando un segnale chiaro a Bruxelles sull’irrinunciabilità dell’attività agricola in montagna, sia ai fini dello sviluppo economico nelle Alpi che per la conservazione del paesaggio rurale e la protezione della natura”. Lo ha ribadito l’assessore all’Agricoltura della Lombardia, Gianni Fava, reduce da un summit di due giorni in Austria, nel quale si sono ritrovate le regioni dell’arco alpino.

PAC RESTI PRIORITA’ EUROPEA – Al termine della Conferenza internazionale sul futuro dell’agricoltura di montagna e della regione alpina, è stato siglato un protocollo d’intesa che impegnerà il territorio e che è stato inviato all’Unione europea. “In questo memorandum – ha anticipato Fava – abbiamo chiesto che la Pac rimanga una politica europea prioritaria, corredata da una dotazione di risorse sufficienti. In particolare, per le misure previste dall’attuale ‘Primo pilastro’, che riguarda i pagamenti diretti alle imprese agricole, le regioni alpine ritengono che non vi sia alcuna ragione per modificarlo. Nell’ambito invece dello Sviluppo rurale, la richiesta è che sia comunicato lo stanziamento dei relativi fondi nazionali e comunitari”.

MONTAGNA, SERVONO MISURE ADEGUATE – Per incentivare l’agricoltura multifunzionale in montagna le regioni dell’arco alpino chiedono l’adozione di adeguate misure, che “compensino gli svantaggi logistici della produzione di latte, rivedendo il legame esistente tra i pagamenti diretti del Primo pilastro e il numero di capi di bestiame alimentati a foraggio, al fine di rafforzare l’allevamento”. Inoltre, nell’ottica di “migliorare il valore aggiunto dei prodotti in montagna e alpini, per conseguire ricavi soddisfacenti delle vendite occorre una strategia coerente sul piano della qualità e credibile sul versante dell’origine, tanto che nel quadro della Pac è opportuno creare adeguati presupposti per tali finalità”, ha specificato l’assessore lombardo, fra i più attivi protagonisti a Salisburgo. Il documento prende posizione anche per richiedere “una maggiore promozione nel trasferimento della conoscenza, per migliorare l’istruzione, la consulenza, le innovazioni, implementando progetti di ricerca specifici”.

RAFFORZARE INVESTIMENTI IN AREE MONTANE – “Per compensare gli svantaggi produttivi e quelli logistici – ha richiamato Fava – è indispensabile rafforzare gli aiuti per gli investimenti in aree montane, in modo da sostenere il ricambio generazionale e assicurare un futuro agli alpeggi”. Accanto agli interventi per la semplificazione della Pac, le Regioni alpine coinvolte nel vertice austriaco ritengono indispensabili nuove strategie condivise su scala europea a tutela delle imprese agricole dagli attacchi dei grandi predatori. “Il sistema delle indennità compensative – ha specificato l’assessore Fava – deve essere migliorato, anche aumentando la flessibilità fino a 30.000 euro, nel quadro della regola del ‘de minimis’. E nei pagamenti diretti dell’Unione europea, il regime per i piccoli agricoltori deve essere portato dagli attuali 1.250 euro a non meno di 2.500 euro, introducendo anche il sistema di audit unico, onde evitare molteplici controlli”.

MINISTRO ASSENTE – Non manca, tuttavia, una nota polemica. L’assessore Fava ha infatti puntualizzato che “di tutto questo è di molto altro abbiamo avuto modo di confrontarci con i ministri federali di Austria e Germania, nonché con il dottor Georg Hössler, direttore generale della DG Agri della Commissione europea. Spiace constatare che, anche stavolta, il ministro Martina abbia scelto di non partecipare ad un evento al quale era invitato e che a difendere le posizioni ci fossero solo la Lombardia e la Provincia autonoma di Bolzano. Anche se non ci abitueremo mai a tutto ciò, non possiamo fare altro che prenderne atto con una certa amarezza. Noi comunque andiamo avanti, nel tentativo di affermare le ragioni a tutela e difesa dell’agricoltura dell’arco alpino”.