Nell’ultimo Consiglio Comunale gli amministratori di Ceto hanno votato la proposta di scioglimento dell’Unione dei Comuni con Cimbergo e Paspardo, decretando la fine di un’intesa che durava dal 1998, e che era stata la prima aggregazione nata in Valle Camonica e tra le prime in Italia.
La scarsa intesa negli ultimi anni tra i sindaci di Cimbergo e di Paspardo da una parte e quello di Ceto dall’altra con le varie attività associate in completo stallo sono alla base della crisi dell’Unione dei tre comuni della balconata sulla sponda idrografica sinistra del fiume Oglio. Paspardo e Cimbergo hanno chiesto il recesso di Ceto dall’Unione, in modo che l’ente resti in essere con i soli due Comuni, intenzionati ad avviare anche la loro fusione dato che ricostituire una Unione nuova tra loro due è impossibile, visto che la legge fissa a 3mila abitanti il minimo per formare una unione di comuni. Ceto ha dunque deliberato una frattura totale e secondo i Cetesi non ci sono alternative allo scioglimento e la sindaca Marina Lanzetti ha chiesto la convocazione di una assemblea dell’ente per cambiare il presidente e, se gli altri due comuni non accetteranno lo scioglimento dovranno coprire l’eventuale disavanzo di gestione per le annualità future. Ceto vuole che l’esperienza si chiuda. Al centro delle contese è finita anche una Panda di proprietà dell’Unione ma intestata a Cimbergo e dunque utilizzata quasi esclusivamente da Cimbergo, mentre, secondo i Cetesi «anche Ceto dovrebbe usare il mezzo, dato che è stato pagato anche da loro, tra l’altro in quota maggiore. Ceto, secondo la sindaca Lanzetti, svolge attività per il 62%, tutto il lavoro del finanziamento da 300mila euro della Riserva incisioni è stato svolto da un dipendente di Ceto, se non ci fosse il personale di Ceto non ci sarebbero gli stipendi e la sede dell’Unione è a Ceto con tutti i sistemi informatico.