Venerdì mattina 30 giugno al tribunale di Brescia dopo le 9 in Corte d’Assise si è aperta la prima udienza del processo d’appello verso Massimo Bossetti, il muratore bergamasco di Mapello imputato per l’omicidio della 13enne Yara Gambirasio e già condannato all’ergastolo in primo grado a Bergamo (Foto: Qui Brescia).
Presenti un centinaio di spettatori che già di prima mattina attendevano l’apertura dei cancelli. Via Gambara, la strada sulla quale si affaccia il Palazzo di Giustizia di Brescia, è stata chiusa al traffico per consentire alle televisioni nazionali e locali di posizionarsi. All’interno del Palazzo sono state vietate le telecamere, macchine fotografiche e cellulari. Erano presenti Paolo Camporini e Claudio Salvagni, avvocati di Bossetti, insieme a Ester Arzuffi madre dell’imputato e alla sorella Laura Letizia con il loro legale. Prima delle 9 è arrivato anche il furgone della polizia giudiziaria che trasportava Bossetti, che da sempre si ritiene innocente. Dal punto di vista giudiziario, secondo quanto è emerso dalla stampa (250 posti totali in aula, un quinto riservati ai giornalisti), i legali dell’imputato hanno chiesto alla Corte di depositare una memoria e alcune foto scattate dal satellite. Queste mostrano il campo di Chignolo d’Isola dove nel febbraio del 2011 era stata trovata senza vita la giovane e si vedevano solo delle sterpaglie. Il presidente della Corte Enrico Fischetti ha poi aperto l’udienza con la relazione sulla sentenza di primo grado dell’ergastolo e i motivi per cui è stato richiesto l’appello. A metà luglio è attesa la decisione della Corte. Quindi, la sentenza definitiva oppure un supplemento di indagini con un nuovo esame del dna che porterebbe inevitabilmente ad un altro processo.