Più volte ci siamo occupati del tema delle Province denunciando come, nonostante si tratti di enti ancora molto importanti, si trovino in una condizione istituzionale incerta eppure sostanzialmente ignorata sia dal dibattito pubblico che da quello politico. Anticipo, a scanso di equivoci, che ho trascorso 10 anni tra i banchi della Provincia di Bergamo, prima come Presidente della Commissione Bilancio e Patrimonio e i successivi 5 anni come Capogruppo di Maggioranza. Conosco, quindi i meccanismi che regolano l’attività di un Ente di vasta area che supera il milione di abitanti
Se fino ad alcuni anni fa, da un punto di vista istituzionale, le Province erano enti amministrativi del tutto simili ai comuni con un Presidente e un Consiglio eletti direttamente dai cittadini, attualmente la situazione è decisamente più complessa e a tratti confusa. E questo a partire dal nome. Parlare semplicemente di Province infatti è, da un punto di vista amministrativo, molto riduttivo, essendo ora queste solo uno dei diversi “enti di area vasta” presenti sul territorio. Affossare le Province è stato un pallino mal giocato da Matteo Renzi che nel tentativo di dimostrare che si metteva mano alla vecchia struttura amministrativa del Paese andava toccare un sistema che funzionava.
E qui, entro nello specifico dell’argomento. Bastava istituire veramente le 14 città metropolitane e chiudere le province interessate. Raggruppare le Province fino a comprendere almeno un milione di abitanti. Abolire la Regione Molise che raggiunge a malapena i 300.000 abitanti ed ha il privilegio di legiferare a suo piacimento. Si sarebbe rispettato il ruolo centrale dell’elettore che avrebbe avuto voce in capitolo nell’elezione del Presidente e del Consiglio sottraendo questo privilegio ai partiti. Ed il risparmio per le casse del Paese sarebbe stato forse maggiore di quello conseguito con la riforma attuata
Attualmente, oltre alle Province sono “enti di area vasta” le 14 città metropolitane ma anche i 6 liberi concorzi comunali della Sicilia e i 4 enti di decentramento regionale (Edr) del Friuli-Venezia Giulia.
Nel caso degli elettori residenti in una provincia infatti il sistema elettorale prevede un’elezione di secondo livello. Oggi, ogni 2 anni, sono i consiglieri comunali e i sindaci del territorio provinciale a eleggere, al loro interno, il consiglio. Ogni 4 scelgono il presidente della Provincia, che deve essere necessariamente un sindaco con almeno 18 mesi di mandato di fronte a sé.
Ridare dignità istituzionale alle Province, superando la precarietà della legge Delrio, è una scelta che serve al Paese, perché garantisce di assicurare un presidio di governo in tutti i territori, evitando una divisione tra aree di serie A ed aree di serie B.
E per concludere rinnoviamo il nostro modello per ristrutturare seriamente il quadro politico amministrativo in chiave moderna e funzionale
- Realizzazione delle macroregioni (Nord – Centro – Sud) con fondo di solidarietà
- Ripristino delle Province come “Enti di area vasta” con l’elezione del Consiglio e del Presidente da parte del cittadino
- Istituzione delle 14 città metropolitane e chiusura delle province coinvolte su quello specifico territorio
- Aggregazione delle Province fino a raggiungere il milione di abitanti per ciascuna
- Chiusura della Comunità Montane e dei Consorzi di bonifica o altro
- Cancellazione della Regione Molise (305.000 abitanti) aggregandola all’Abruzzo com’era fino al 1963
Antonio Martinelli
interseb@intercam.it
Domenica 29 gennaio 2023
dalle ore 8.00 alle ore 20.00 .
Elezione dl Presidente della Provincia di Sondrio
Il seggio elettorale sarà ubicato presso la sede dell’Amministrazione Provinciale, sala Consiglio “M. Melazzini” , – 1° piano di PalazzLe candidature alla carica di presidente della Provincia dovranno essere presentate presso l’ufficio elettorale, ubicato presso l’ufficio protocollo dell’Amministrazione Provinciale, nei seguenti giorni:
domenica 8 gennaio 2023 dalle ore 8.00 alle ore 20.00
lunedì 9 gennaio 2023 dalle ore 8.00 alle ore 12.00