La conseguenza più temibile dei farmaci assunti in gravidanza è l’effetto teratogeno. Il termine teratogenesi significa la comparsa di anomalie congenite che si manifestano già nell’embriogenesi che consiste nelle prime fasi dello sviluppo del prodotto del concepimento che nelle prime 10 settimane è definito embrione.
E’ in queste prime fasi che il feto o meglio l’embrione è più suscettibile alle malformazioni congenite indotte da farmaci assunti o malattie contratte nel primo trimestre di gravidanza.
L’effetto teratogeno venne alla ribalta dell’opinione pubblica negli anni 50 e 60 quando la talidomide, un farmaco somministrato anche in gravidanza, dotato di un effetto sedativo e anti vomito, fu dimostrato come il responsabile della nascita di migliaia di bambini affetti da focomelia: malformazione congenita in cui gli arti si presentano come appendici rudimentali del tronco (simili a quelle delle foche, da cui il nome), che si continuano con la mano o con il piede più o meno sviluppati.
Da allora iniziò un processo di farmacovigilanza molto serrato su tutti i farmaci assunti in gravidanza.
Attualmente la farmacovigilanza in gravidanza è ancora naturalmente in corso. Nel foglietto illustrativo le case farmaceutiche per evitare problemi legali fanno ampio uso della generica dizione “il prodotto va somministrato solo in caso di effettiva necessità e sotto il diretto controllo del medico” nella maggioranza dei casi nei quali il farmaco non sia chiaramente controindicato. Il risultato è la delega al medico della responsabilità nel prescrivere la maggior parte dei farmaci in gravidanza.
Questo vale tanto più per i farmaci anti nausea e vomito, sintomi molto frequenti soprattutto nel primo trimestre di gravidanza. In questo periodo si fa ampio uso di prodotti naturali a base di estratti di zenzero (perido natural forte, nausolvit gocce), spesso anche in caso di nausea e vomito persistenti che possono provocare conseguenze come la denutrizione e la disidratazione. In realtà il farmaco più efficace in questi casi è la metoclopramide (Plasil) che può essere somministrato in sicurezza anche in gravidanza. Infatti la casa produttrice del plasil si è sbilanciata scrivendo nel foglietto illustrativo: se necessario plasil può essere assunto in gravidanza, ma deve essere evitata la somministrazione alla fine della gravidanza perché può provocare la comparsa di movimenti anomali e tremori nel neonato. Per lo stesso motivo il plasil è controindicato durante l’allattamento. Per quanto riguarda i farmaci anti dolorifici e anti infiammatori i FANS (aulin, brufen, voltaren, oki ecc..) vanno evitati per possibili effetti sullo sviluppo neurale del feto, preferibile assumere in caso di dolore o febbre il paracetamolo (tachipirina). In caso di ipertensione insorta durante la gravidanza o già preesistente il farmaco più sicuro è un vecchio farmaco antiipertensivo (alfa metil dopa Aldomet) o in alternativa calcioantagonisti tipo la nifedipina (Adalat).
Sono controindicati tutti i farmaci antidiabetici orali per cui il diabete gestazionale o il diabete già presente prima della gravidanza può essere curato solo con l’insulina.
Sono controindicate in gravidanza tutte le statine utilizzate per ridurre il tasso di colesterolo nel sangue.
Da evitare anche gli spray nasali decongestionanti.
Le vitamine, in caso di bisogno, possono essere assunte in gravidanza, tranne la vitamina A e la vitamina E.
Assolutamente da evitare gli alcolici ed il fumo di sigaretta. Va assunto invece fin dalle prime fasi della gravidanza l’acido folico per prevenzione della spina bifida, una grave malformazione neurologica del feto.
In gravidanza vale, ancor di più che in altre situazioni, il principio di evitare il fai da te e rivolgersi invece sempre al proprio medico prima di assumere qualsiasi farmaco, compresi quelli da banco che non necessitano di ricetta medica.
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