Paola si siede sul divano sorridendo, un po’ agitata perché di solito è lei a porre le domande. Rispondere è tutt’altra storia. Devi scegliere con cura le parole da usare, pensarle con attenzione e spogliarle da qualsiasi velo di incomprensione. Il suo gatto nero – un felino molto selettivo – si lascia accarezzare e Paola comincia a raccontarsi, come se il fiuto del suo amico a quattro zampe l’avesse rassicurata, facendole perdere la timidezza iniziale.
Paola ha sempre avuto le idee chiare: voleva fare la giornalista. Certo, come tutte le bambine le è baluginata nella mente l’idea di fare la maestra o la farmacista, ma niente che non durasse più del tempo di qualche gioco. Il giornalino di classe La chiacchiera di Gorzone è pane per i suoi denti e, nel momento in cui la sua insegnante assegna alla classe il compito di scrivere un articolo, Paola capisce che è questo ciò che vuole fare davvero.
Terminato il liceo, inizia a studiare filosofia all’Università, per lasciarla e seguire la sua vera strada: il giornalismo.
Un giorno entra nella redazione del Giornale della Valle Camonica. «Mi piacerebbe cominciare a scrivere, è forse possibile?» si azzarda a chiedere a vent’anni. Inizia a fare la gavetta e scrive, scrive incessantemente con la foga di chi ha ben chiaro quale sia il suo sogno ed è disposta ai sacrifici per raggiungerlo. Le collaborazioni vengono da sé, da Valle Camonica Nuova al Bresciaoggi. Nel mentre, Paola comincia a lavorare alla COTABO, l’Associazione degli albergatori, dove si destreggia tra vari compiti e mansioni. Una mattina di inizio primavera, una di quelle in cui nell’aria aleggiano i cambiamenti, fossero anche solo i peschi in fiore, Armando Piccinelli entra alla COTABO. Paola continua a svolgere il suo lavoro, non pensando di certo che fosse venuto per lei. E invece.
Armando cerca persone che vadano a lavorare nella recentissima tv locale, Più Valli, e probabilmente Felice Bellicini, allora corrispondente del Giornale di Brescia e di Valle Camonica Nuova, gli aveva detto che Paola era una di quelle brave. Quando Armando le chiede se le sarebbe piaciuto approdare in televisione, Paola spalanca gli occhi «si, ma non so se sono all’altezza». Non c’è tempo da perdere: deve fare subito qualche giorno di prova. Una settimana dopo l’assumono, era il 1° aprile del 1994. Il lavoro è lo stesso di prima, l’esposizione è tripla.
Un giorno, una delle ragazze che incaricate di leggere il tg sta male: qualcuno deve farlo al posto suo. Paola viene mandata in diretta, con le gambe che tremavano da seduta. Le prime volte si segna tutto, passa l’evidenziatore giallo più e più volte sulle parole che deve dire, dal “buonasera” fino alla chiusura. L’attenzione non è mai troppa.
Paola fa il suo mestiere con passione, con la curiosità di chi vuole conoscere, scoprire, raccontare. Lo fa con l’umanità e la sensibilità giuste per affrontare certe situazioni, per parlare di storie non sempre facili e a lieto fine, mettendo al primo posto l’essere umano che ha davanti e non la notizia di cronaca in quanto tale.
Paola si interessa agli altri, dall’Auser Marco Facchinetti di Darfo a Libera, l’associazione contro le mafie. Si fa custode delle storie delle persone, le raccoglie per poi trasmetterle anche agli altri. Come una marea che lambisce la costa, lasciando nella scia schiumosa frammenti di conchiglie.
Maria Ducoli