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Il meta parco di Seradina-Bedolina

Si dice che la comunicazione non passi dalla bocca di chi parla ma dalle orecchie di chi ascolta. Questo principio sembra valere anche per l’arte, il cui punto di partenza non è tanto la mano di chi crea quanto l’occhio di chi guarda.

L’idea di Elisa Salvetti e Alberto Maretta mira a cambiare la prospettiva con la quale si guarda al parco d’arte rupestre. Il meta parco diventa così un alter-ego non fisico del sito di Seradina-Bedolina di Capo di Ponte. Il progetto è uno dei vincitori del bando promosso dal Distretto Culturale di Valle Camonica, e rientra nell’iniziativa più ampia del Nuovo Racconto della Valle dei Segni. Il meta parco vuole mettere in discussione quegli assunti che normalmente daremmo per scontati, dal concetto di parco a quello più esteso di patrimonio culturale, allenando, tramite le attività proposte, alla complessità che non viene più vista come un limite ma come una risorsa.

«L’arte rupestre si apre a una serie di connessioni che la rendono molto più ricca e complessa di quello che spesso crediamo, e il mezzo digitale ci permette di sperimentare questi intrecci. Il parco fisico ha dei limiti, dei confini, dei percorsi obbligati: il meta-parco vuole scardinarli e mettere in discussione gli sguardi consueti, ridefinendo continuamente le rotte possibili.» Racconta Elisa Salvetti, responsabile del progetto

Il parco di Seradina-Bedolina si propone come apripista di un nuovo modo di concepire, vivere e presentare l’arte rupestre al visitatore moderno. Si pone come obiettivo a lunga scadenza la creazione di una collaborazione con le altre realtà presenti sul territorio, dagli altri parchi d’arte rupestre agli operatori culturali, con particolare attenzione a quelli didattici.

Nel concreto, il progetto prevede la creazione di una piattaforma web innovativa, la creazione di percorsi non-percorsi e l’estensione dell’accessibilità, un tema già sviluppato dal sito UNESCO di Valle Camonica. Un evento di presentazione e una serie di 4 conferenze online, aperte a tutti e gratuite, permetteranno di presentare e promuovere il progetto.

«Per noi il fatto che il progetto sia stato finanziato dalla Comunità Montana di Valle Camonica è molto importante perché denota un interesse comune, l’intento di voler riflettere insieme sulle modalità di narrazione e di esperienza dell’arte rupestre. E la consapevolezza del proprio sguardo è un aspetto fondamentale: un patrimonio è tale solo se è vissuto consapevolmente e in modo partecipato, e solo se abbiamo l’ardire di mettere in discussione lo stesso concetto di patrimonio.»

Maria Ducoli

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